Il Presidente Trump vuole mettere fine alla Guerra in Ucraina, ma come intende farlo? Alcune persone sono molto preoccupate a riguardo…
La recente vittoria di Donald Trump alle elezioni presidenziali statunitensi ha suscitato un’ondata di ansia e preoccupazioni soprattutto in Ucraina. Con il suo discorso di vittoria, il nuovo presidente ha ribadito la sua intenzione di voler fermare i conflitti internazionali, ma la sua storia passata lo rende un enigma per il sostegno militare a Kiev. Gli occhi dell’Ucraina sono puntati su ciò che potrebbe significare il suo ritorno alla Casa Bianca, mentre i rapporti con Washington si fanno più incerti.
Con il tycoon Donald Trump di nuovo in carica, la situazione del Presidente ucraino Volodymyr Zelensky diventa sempre più critica. Il nuovo presidente americano ha storicamente dimostrato posizioni ambivalenti nei confronti dell’Ucraina, oscillando tra critiche a Biden per il suo supporto e affermazioni che suggeriscono la necessità di maggiori aiuti per Kiev. Questo comportamento rende difficile prevedere come si muoverà, e tanti esperti si chiedono quale sarà la direzione della sua amministrazione. Non è difficile immaginare che con una leadership del genere, il supporto all’Ucraina potrebbe non essere garantito come prima. E questo spaventa non poco gli esperti.
In passato, Trump ha affermato che sarebbe stato in grado di risolvere il conflitto in Ucraina “In un solo giorno” ma molti esperti credono sia un modo per dire che gli USA potrebbero semplicemente chiudere i rubinetti a Kiev, cancellando gli aiuti. Nelle settimane precedenti le elezioni, si era parlato di come sarebbe opportuno, per l’Ucraina, cercare nuovi alleati in occidente, qualora Trump fosse tornato al potere. Gli aiuti militari americani, che attualmente rivestono un ruolo fondamentale nel contrastare le forze russe, potrebbero diventare un mistero tutto da scoprire in un contesto politico già teso.
Le reazioni di Zelensky e l’Ucraina
Anche se Zelensky ha cercato di mantenere un atteggiamento tranquillo e pragmatico in risposta alla vittoria di Trump, è evidente che ci siano dei segnali di preoccupazione. Durante il suo discorso, ha messo in evidenza l’incontro avuto con l’ex presidente a settembre lodandolo per un approccio “che promuove la pace attraverso la forza.” Un’affermazione che potrebbe sembrare incoraggiante ma che racchiude anche une certa ansia verso le reazioni future.
Zelensky ha sottolineato l’importanza di un “sostegno bipartisan continuo” dagli Stati Uniti per l’Ucraina. Ecco dove si fa sentire il peso della vittoria di Trump. Le aspettative di ricevere sostegno costante da parte di Washington, che hanno caratterizzato la relazione tra i due paesi, potrebbero ora essere messe a dura prova. La dipendenza di Kiev dagli aiuti americani ha sempre avuto un’importanza cruciale, e ora, con un presidente la cui leadership potrebbe essere improntata sulla discontinuità, le conseguenze potrebbero essere rilevanti per il morale dell’intera nazione ucraina.
Gli impatti potenziali sul conflitto in corso
L’effetto della vittoria di Trump sulle dinamiche del conflitto in corso è un tema caldo. La Russia continua a guadagnare terreno nel Donbass e sta per schierare soldati nord coreani, secondo l’intelligence occidentale: gli analisti temono che una riduzione del supporto militare da parte degli Stati Uniti potrebbe tradursi in un’offensiva russa più agguerrita. Questo porta a riflessioni su chi possa essere pronto ad intervenire e a sostenere l’Ucraina nel caso in cui il sostegno americano venisse meno. Già, si parla molto di come l’Unione Europea potrebbe dover intensificare il proprio impegno in questa situazione, non solo per ragioni etiche, ma anche strategiche.
Il futuro di Kiev ora dipende da come l’amministrazione Trump deciderà di muoversi. I segnali sono contrastanti, ma volendo mantenere buone relazioni tra una potenza economica mondiale e un paese in difficoltà, saranno necessarie decisioni più che delicate. In questo contesto, torna alla mente quanto affermato da Zelensky stesso ad ottobre: “Tutti capiscono che, indipendentemente dal percorso che intraprendiamo, legalmente nessuno riconoscerà i territori occupati come appartenenti alla Russia”.