Riprese le relazioni diplomatiche tra USA e Russia: cosa si sono detti Trump e Putin davvero.
Nelle ultime ore, la scena politica internazionale ha subito una scossa inaspettata. A pochi giorni dall’affermazione elettorale, Donald Trump ha già stabilito un contatto diretto con il presidente russo Vladimir Putin. Questo incontro telefonico, che ha avuto di scena dalla residenza di Trump a Mar-a-Lago in Florida, segna un potenziale cambiamento nel panorama della politica americana riguardo il conflitto in Ucraina. Il Washington Post e altre fonti informate confermano l’accaduto, portando alla luce dinamiche che potrebbero influenzare le relazioni tra Washington e Mosca.
La chiamata avvenuta tra Trump e Putin potrebbe essere vista come una vera e propria svolta. Infatti, l’ultimo incontro diretto tra i massimi leader di queste due potenze risale a giugno del 2021. Quel vertice si tenne a Ginevra, i cui frutti sono stati ben poveri, soprattutto dopo che la Russia ha lanciato l’invasione in Ucraina nel 2022. Dall’inizio di questo conflitto, i canali di comunicazione tra le due nazioni si erano sostanzialmente ridotti. Questo nuovo contatto, quindi, assume un significato particolare, suggerendo che potrebbe esserci una volontà di riavvicinare le posizioni, per quanto complicate esse siano.
Durante la telefonata, avvenuta fuori dai normali canali ufficiali, Trump ha messo in guardia Putin riguardo all’intensificarsi delle ostilità, ricordando la significativa presenza militare americana in Europa. E non solo, l’ex presidente ha espresso anche l’interesse di trovare una risoluzione alla guerra in tempi brevi. Un aspetto curioso riguarda la partecipazione di Elon Musk, imprenditore di fama mondiale, il quale si sarebbe trovato in contatto diretto con Putin durante lo stesso periodo. Tuttavia, la Russia ha rapidamente smentito la conversazione, lasciando intendere che i contatti tra le due figure potrebbero essere meno formalizzati di quanto si possa pensare.
Da parte del Cremlino, le risposte sembrano voler minimizzare l’importanza dell’interlocuzione. Dmitri Peskov, portavoce ufficiale, ha affermato che non esistono attualmente piani concreti per incontrare Trump. Ma è evidente che, con la tensione attuale, Mosca potrebbe avere tutto l’interesse a non esporsi a talune interazioni. Ciò che angoscia gli osservatori è la possibilità che questo dialogo possa catalizzare un cambiamento significativo nell’approccio americano al conflitto e alla gestione dei rapporti con la Russia.
Un piano per la pace in vista?
Oltre alla telefonata, ci sarebbero già discussioni interne fra i consiglieri di Trump riguardanti una potenziale strategia di pace. Secondo quanto riportato da Repubblica, il nuovo piano sarebbe basato su tre punti fondamentali. Il primo prevede un congelamento dell’attuale situazione sul campo, in cui la Russia detiene una porzione significativa del territorio ucraino, come la Crimea e vari territori del Donbass. Il secondo punto menziona una moratoria di vent’anni sull’ingresso dell’Ucraina nella Nato, una richiesta che la Russia ha sempre voluto sottolineare come cruciale. Infine, il piano contempla la continuazione degli aiuti militari a Kyiv, visto come un deterrente contro ulteriori violenze.
Le aspirazioni di Mosca però vanno oltre. Secondo l’analisi di alcuni esperti, l’obiettivo russo potrebbe non limitarsi a una semplice stabilizzazione del conflitto. Le richieste fondamentali che arrivano da Mosca includerebbero una completa “smilitarizzazione” dell’Ucraina. Questo termine, secondo il linguaggio del Cremlino, implica non solo una negazione della possibilità di un’adesione alla Nato, ma anche lo smantellamento totale delle forze armate ucraine. Parole chiave come “denazificazione” continuano a circolare, rimandando a un desiderio di creare un governo a Kyiv che rispecchi gli interessi russi.
Con la complessità della situazione sul tavolo, il presidente uscente Joe Biden ha convocato Donald Trump per una riunione il 13 novembre. Il futuro degli aiuti all’Ucraina sarà la principale tematica del colloquio, mentre gli esperti avvertono che il tempo a disposizione per non compromettere alleanze già fragili è limitato. Donando uno sguardo anche all’atteggiamento di alcuni membri del nuovo governo, come il senatore Bill Hagerty, risulta chiaro che ci sono diverse posizioni all’interno della nuova amministrazione, spesso in antitesi con il sostegno militare a Kyiv. Questi problemi rendono il momento decisivo per capire quale direzione prenderanno gli Stati Uniti nel contesto della crisi e quale sarà il loro impatto sulle relazioni internazionali.