Tredicesima, quest’anno la differenza con lo stipendio netto sarà ancora più ampia. La ragione è dovuta alla maggiore contribuzione da versare rispetto a quella applicata in busta paga
Di solito l’importo lordo della tredicesima non è molto diverso da quello dello stipendio di dicembre, salvo il caso in cui sia stata maturata solamente in alcuni mesi dell’anno, ad esempio chi è stato assunto il 1° ottobre, il quale avrà la tredicesima molto bassa.
Per chi invece ha lavorato tutto l’anno presso la medesima azienda lo stipendio di dicembre e tredicesima hanno un importo lordo più o meno simile, con una differenza notevole quando si parla di netto, visto che sulla gratifica natalizia non si applicano le detrazioni da lavoro dipendente, come pure quelle per familiari a carico.
Dunque la tredicesima, fino a oggi, risulta più tassata rispetto allo stipendio e sarà così anche nel 2023, con l’aggiunta che quest’anno sulla gratifica natalizia si pagheranno anche più contributi. Ma perché solitamente la tredicesima è più bassa dello stipendio? Scopriamolo insieme.
Innanzitutto bisogna approfondire le ragioni per cui solitamente la tredicesima ha un importo netto più basso rispetto a quello dello stipendio.
Questa differenza è sicuramente più tangibile per coloro che beneficiano maggiormente delle detrazioni in busta paga: come anticipato, infatti, sulla tredicesima di fine anno si applicano imposte e contributi come nel caso dello stipendio, mentre non spetta alcuna detrazione.
Ad esempio, sulla tredicesima non si applica il trattamento integrativo capace di riconoscere un bonus fino a 100 euro, come pure le detrazioni da lavoro dipendente o quelle per familiari a carico.
Ne risulta che, a parità di contributi l’imposta dovuta sui 12 ratei di tredicesima, sia se pagati in un’unica soluzione nella busta paga di fine anno che nel caso in cui vengano riconosciuti mensilmente, è maggiore rispetto a quanto versato per lo stipendio.
Come abbiamo visto sopra, sulla tredicesima si applicano delle regole differenti per il calcolo dell’imposta ma non per i contributi.
Va detto che nel 2023 non sarà così per coloro che, avendo una tredicesima e uno stipendio d’importo inferiore a 2.692 euro, godranno del cosiddetto sgravio contributivo introdotto dal governo Meloni per abbattere il cuneo fiscale.
Nel dettaglio, oggi lo sgravio si applica sull’ aliquota contributiva a carico del lavoratore, solitamente pari al 9,19% dello stipendio imponibile lordo nel settore privato e all’8,80% nel pubblico impiego, e a decorrere da luglio 2023 la va a ridurre al:
Tuttavia, le stesse aliquote non si applicano sulla tredicesima. Sui singoli ratei, infatti, vale lo sgravio contributivo applicato nel primo semestre del 2023, in percentuale non del 7% o 6% come quella attuale bensì del 3% o 2%. Ne risulta, quindi, che sull’importo lordo della tredicesima verrà applicata la seguente aliquota contributiva:
Tra tredicesima e stipendio, quindi, c’è un 4% in più da considerare e ciò renderà ancora più tangibile la differenza che c’è tra l’importo netto dei due emolumenti. Una differenza che, nel caso di una tredicesima di 2.692 euro, può arrivare fino a 107 euro circa.
Prendiamo come esempio una tredicesima maturata per tutti i 12 mesi d’importo lordo pari a 1.500 euro e facciamo la differenza con uno stipendio dello stesso importo.
Nel caso della tredicesima, la quota di contributi dovuta è pari a 92,85 euro, mentre per uno stipendio dello stesso importo ne bisognerà versare appena 32,85 euro, con una differenza quindi di 60 euro.
Dopodiché, sull’imponibile lordo al netto dei contributi – 1.407,15 euro – bisognerà applicare le aliquote Irpef senza alcuna possibilità di detrazione.
Nel caso dello stipendio, invece, la base imponibile su cui calcolare l’imposta sarà più alta (1.467,15 euro), riducendo così il risparmio generato dall’aliquota più bassa, ma allo stesso tempo su questo si godrà delle detrazioni andando così a ridurre l’imposta comunque dovuta.
Ricapitolando, quest’anno sulla tredicesima non solo si pagano più tasse, ma si versano anche più contributi rispetto allo stipendio.
E va detto che è saltata la possibilità che già quest’anno possa esserci una detassazione dell’emolumento di fine anno grazie a un’imposta unica del 15%: non ci sono le risorse per il 2023, ma resta qualche possibilità affinché possa essere introdotta nel 2024.
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