Inflazione, le famiglie italiane hanno subito perdite di migliaia di euro: la situazione è ancora difficile ma si vede la luce.
Negli ultimi due anni molte famiglie italiane si sono trovate in una situazione difficile senza rendersene pienamente conto: un fenomeno silenzioso, alimentato dal boom dell’inflazione che ha segnato il periodo tra il 2021 e il 2023, ha portato a un aumento significativo delle spese indirette.
Secondo i dati dell’Ufficio studi della Cgia, a causa di un’inflazione del 14,2% la famiglia media italiana ha speso ben 4.039 euro in più. Una cifra che sorprende e che ha effetti profondi sulla vita quotidiana.
In termini concreti, l’inflazione devastante si è tradotta in un aumento medio mensile di circa 337 euro per famiglia, colpendo soprattutto le spese necessarie nei settori dei trasporti, delle utenze e dell’alimentazione. Prodotti alimentari come zucchero, riso, olio di oliva, latte a lunga conservazione e burro, hanno subito rincari significativi, accompagnati da prezzi esorbitanti per le bollette di luce e gas. Questo aumento generalizzato dei prezzi ha avuto un impatto sul potere d’acquisto delle famiglie, generando un “colpo economico” da cui sarà molto difficile riprendersi a breve.
Inoltre le spese indirette, spesso trascurate nella vita di tutti i giorni, rappresentano costi che non rientrano nei calcoli giornalieri ma che incidono profondamente sul bilancio familiare. È necessario essere consapevoli di questi costi nascosti e trovare strategie per affrontarli in modo efficace proteggendo così il proprio benessere finanziario. Solo attraverso una maggiore consapevolezza e gestione oculata delle spese le famiglie potranno sperare di evitare che altre migliaia di euro vadano via senza che se ne accorgano.
La Cgia ha messo in luce come le famiglie economicamente più fragili siano state le più penalizzate da questa stangata inflazionistica. La perdita di potere d’acquisto ha comportato una spesa maggiore per ricevere un numero di beni e servizi notevolmente inferiore, ma le conseguenze non si fermano qui: piccole attività commerciali, botteghe artigiane e negozi di vicinato hanno subito una contrazione in termini reali, con centri storici e periferie che ne risentono pesantemente. Il numero di insegne rimosse e di vetrine chiuse è in costante aumento ancora oggi, segno tangibile di una crisi che ha colpito a fondo il tessuto commerciale del paese.
Tuttavia, c’è una luce in fondo al tunnel. Secondo le previsioni, nel 2024 l’inflazione dovrebbe rallentare, registrando una crescita media inferiore al 2%. Tuttavia resta l’incognita delle guerre, un elemento che potrebbe influenzare negativamente il miglioramento atteso. La speranza è che la situazione migliori e che le famiglie possano iniziare a recuperare il terreno perduto.
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