Alcune categorie di ex-professionisti arriveranno a ritrovarsi fino a 7.000 Euro all’anno di pensione in meno: ecco i dettagli della situazione.
Allungare l’età pensionistica e rivalutare l’importo degli assegni: queste le direttive su cui attualmente il Governo pare impegnarsi con maggiore attenzione e sforzo sul fronte pensioni, al fine di perseguire l’obiettivo principale di risparmiare quanto possibile ed ove possibile. E l’ultima notizia in ordine di tempo proprio sul capitolo pensioni riguarda i dipendenti pubblici.
La norma è contenuta nella bozza della Legge di Bilancio, si riferisce ad alcune gestioni pensionistiche dedicate alle lavoratrici e ai lavoratori statali e, a quanto emerge, sarebbe in via di approvazione. In particolare, riguarda i dipendenti pubblici che, durante la propria carriera lavorativa, abbiano versato contributi nelle case del CPDEL, del CPS, della CPI e della CPUG, ovvero quelle dedicate agli enti locali, al personale sanitario, agli insegnanti e agli ufficiali giudiziari.
Queste casse sono poi tutte confluite nell’Inpdap e nell’Inps e i professionisti che hanno lavorato in questi settori, stando ai principi della norma, se hanno maturato una quota retributiva inferiore ai 15 anni si vedranno decurtare l’ammontare dell’assegno pensionistico, con tagli che arriveranno a superare anche i 7.000 Euro all’anno.
Le caratteristiche principali delle modifiche previste per effettuare i tagli
L’obiettivo del Governo, dunque, risulterebbe quello di ammodernare le tabelle che disciplinano la liquidazione delle quote delle pensioni retributive delle categorie citate. Le tabelle di riferimento risalgono ad oltre cinquant’anni fa, ovvero al 1965. Le nuove, tuttavia, rischiano di risultare particolarmente penalizzanti.
Il principio sostanziale è che la decurtazione della pensione sarà inversamente proporzionale alla contribuzione retributiva: in altre parole, tanto minore la contribuzione quanto maggiore la riduzione dell’importo pensionistico. Ciò si applicherà a tutti i dipendenti pubblici che abbiano iniziato a lavorare tra il 1981 e il 1995, con maggior svantaggio quindi per i pensionati con retribuzioni più elevate.
Ad esempio, considerando l’ammontare di circa 30.000 all’anno, come nei casi di dirigenti e di medici che abbiano ricoperto incarichi apicali, il taglio sulla pensione futura potrà superare i 7.000 Euro all’anno. Inoltre, lo stesso principio potrebbe venire applicato per il calcolo dell’onere di riscatto della laurea, anche in questo caso a partire dal prossimo anno, con la possibilità che si arrivi a pagare fino al triplo di quanto ad oggi dovuto. E, com’era più che prevedibile, non si sono fatte attendere numerose preoccupazioni e polemiche.