Investimenti ammessi a detrazione saliti a 85 miliardi (+ 2 miliardi rispetto a luglio). La Sardegna in cima alla classifica. Coinvolti anche sei castelli. Dal 2024 l’eco bonus scende al 70%
Nel pieno delle polemiche sui costi del Superbonus al 110% per le casse dell’Erario, con l’esecutivo a caccia di risorse per la Manovra 2024, ieri sono arrivati i dati dell’Enea sull’agevolazione fiscale per le ristrutturazioni edilizie e l’efficientamento energetico introdotta nel 2020 dal governo Conte 2.
Secondo i numeri elaborati dall’agenzia, al 31 agosto 2023 gli investimenti ammessi a detrazione sono saliti di due miliardi a quota 85 miliardi di euro (erano poco meno di 83 miliardi a fine luglio), su un totale di investimenti di 86,3 miliardi (comprese le somme non ammesse a detrazione).
L’onere a carico dello Stato, rappresentato dalle detrazioni maturate per i lavori conclusi, ammonta a 76,1 miliardi.
Solo in Lombardia, per il complesso degli edifici, l’onere a carico dello Stato è stato di 14,37 miliardi.
Oltre 425mila edifici coinvolti
Tra condomìni, edifici unifamiliari, unità funzionalmente indipendenti e castelli il numero degli edifici coinvolti supera i 425mila. Nel dettaglio, i condomìni coinvolti sono stati 73.837 per 47,2 miliardi di investimenti, 46,9 dei quali ammessi a detrazione. Per i lavori realizzati ammessi a detrazione l’importo è di quasi 34,7 miliardi. Gli edifici unifamiliari sono stati 236.473 per 27,77 miliardi di investimenti e 26,99 miliardi ammessi a detrazione (24,56 realizzati). Le unità funzionalmente indipendenti sono state 115.035 per 11,3 miliardi di investimenti (11,1 ammessi a detrazione e 10,36 per lavori già realizzati).
Sei castelli
Nel novero degli edifici anche sei castelli aperti al pubblico per 1,69 miliardi di investimenti e 839 milioni ammessi a detrazione (725 milioni di lavoro realizzati). Tre si trovano in Piemonte, uno ciascuno in Basilicata, nel Lazio e in Lombardia.
Condomìni, importo medio 640mila euro
L”importo medio è stato di circa 640mila euro per i condomìni, 117.439 euro per gli edifici unifamiliari, 98.493 euro per gli edifici funzionalmente indipendenti e 281.586 per i castelli.
La spesa delle regioni
Se si mette sotto la lente la platea dei condomìni che hanno beneficiato di questa misura, che è la fetta più corposa dei lavori realizzati, emergono importanti differenze a livello regionale.
Il dato generale dice che le asseverazioni condominiali totali al 31 agosto sono in tutto 4.844 con un investimento medio a condominio, sempre a livello nazionale, pari a 547mila euro circa. I numeri sono stati diffusi ieri dall’Enea. Guardando nel dettaglio ai dati relativi ai condomini, spiccano ampie differenze nell’ammontare dell’investimento medio per singolo condominio.
La Sardegna in cima alla classifica
Dove è che l’investimento è stato più contenuto? A spendere di meno sono stati i condomìni della Valle d’Aosta. Qui le asseverazioni condominiali a fine agosto erano una trentina appena (32) con un investimento medio pari a 271mila euro.
All’opposto, i condomìni più spendaccioni si trovano in Sardegna con una spesa media di 693mila euro, ben al di sopra del livello medio nazionale di 547mila euro. Qui il numero di asseverazioni condominiali a fine agosto era a quota 84.
Al secondo posto si piazza la Puglia con 178 condomìni e una media di 678mila euro investiti per ciascun palazzo. Segue il Lazio con 414 condomìni e una spesa media di 622mila euro ciascuno.
Un’altra grande regione, la Lombardia, registra investimenti medi per 581mila euro ma per un totale di 724 condomìni, la quota più elevata nel Paese per quel che riguarda il numero di palazzi che hanno beneficiato del Superbonus. In questo senso, la Campania è seconda con 481 condomìni, seguita da l’Emilia Romagna a quota 456 e il Lazio con 414.
Se si prende come metro il valore dell’investimento medio nazionale per condominio, la Valle d’Aosta risulta la regione più virtuosa. Seguono l’Umbria con 352mila euro per 98 condomìni e Liguria con una media di 403mila euro per 65 condomìni.
Il taglio del Superbonus dal 2024
Dopo il primo taglio che nel gennaio scorso ha portato l’eco bonus dal 110% al 90%, dal prossimo anno scatterà un’ulteriore sforbiciata. La Manovra 2022 del governo Draghi ha prorogato l’incentivo fino al 2025, prevedendo una riduzione dell’agevolazione al 70% per il 2024 e al 65% per il 2025.
L’incentivo è stato prorogato al 110% fino alla fine dell’anno solo per i condomìni, che hanno approvato i lavori e presentato la comunicazione di inizio lavori (Cila) entro novembre del 2022, e per le villette prima casa nel caso di lavori già avanzati.
Stop alla cessione del credito
Dal 17 febbraio scorso inoltre non è più possibile usufruire dello sconto in fattura e della cessione del credito. Sono però esclusi dallo stop i bonus per la rimozione delle barriere architettoniche, quelli sugli immobili danneggiati dall’alluvione nelle Marche e dai terremoti. Eccezione anche per organizzazioni non profit, cooperative di abitazione, lavori di riqualificazione urbana e edifici Iacp (case popolari).
Il governo: “Intervento solo per i redditi bassi”
Il governo starebbe studiando un intervento per i condomìni che ora rischiano di trovarsi con i lavori avviati senza più possibilità di detrarre le spese. Una situazione che potrebbe diventare “un problema sociale non indifferente che colpirà prevalentemente i fragili”, teme l’Anaci, l’Associazione Nazionale Amministratori Condominiali Immobiliari
“C’è la volontà di intervenire, ma solo per i redditi bassi. Le soluzioni tecniche sono ancora da trovare”, ha spiegato al Corriere della Sera il sottosegretario all’Economia Federico Freni. Un’ipotesi, su cui i tecnici di via XX settembre sono al lavoro per verificarne l’impatto, è quella di prorogare fino al 31 marzo 2024 la misura per i condomìni che hanno raggiunto una certa soglia di avanzamento per i lavori, riducendo però la detrazione tra il 60 e il 70%.
Bankitalia: “Doveva finire presto”
Che dovesse finire, “presto”, lo ha ribadito anche il numero di Bankitalia Vincenzo Visco. “Ci sono stati degli interventi necessari durante la pandemia, ma non possono essere strumenti permanenti da tenere nel tempo. Il Superbonus doveva finire presto, che sia cresciuto con meccanismi un po’ strani lo abbiamo detto noi ma anche altri”.
Per il ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti, alle prese con la legge di Bilancio 2024, l’eco bonus resta un rompicapo. “Pensare al Superbonus mi viene mal di pancia, ha effetti negativi sui conti pubblici, ingessa la politica economica, non lasciando margine ad altri interventi“, si è sfogato giorni fa.
Il padre del Superbonus però continua a difendere la propria creatura. “È una misura che, dati alla mano, ha creato 1 milione di posti di lavoro, un rientro di gettito fiscale per le casse dello Stato e un impatto sulla crescita del Pil che ha fatto scendere il debito pubblico di 10 punti in due anni. Dire che è solo un costo sulle spalle dei cittadini è una menzogna”, ha replicato il leader del Movimento 5 stelle Giuseppe Conte.