L’ultimo Rapporto annuale presentato dall’Inps il 13 settembre ha confermato i vantaggi derivanti dal taglio al cuneo fiscale finanziato dal governo Meloni per tutto il 2023. Tuttavia, resta ancora incerto cosa accadrà il prossimo anno.
Da Mario Draghi ad oggi, cosa è successo?
Nonostante nel 2022 l’importo medio annuo delle retribuzioni sia aumentato del 4% rispetto all’anno precedente, grazie allo sgravio contributivo introdotto da Mario Draghi, raggiungendo i 25.112 euro, il recente Rapporto Inps ha confermato il deterioramento del potere d’acquisto dei cittadini italiani. Ciò sicuramente è causato da un tasso medio di inflazione dell’8,1% che ha comportato una significativa perdita economica per i lavoratori.
Per affrontare questa sfida, il governo sta adottando provvedimenti diretti sulle retribuzioni, tra cui la riduzione dei contributi a carico dei lavoratori. In tal modo, si riduce la disuguaglianza tra stipendio netto e lordo. La decisione dell’Inps di implementare questa misura rappresenta un notevole passo avanti nel miglioramento delle condizioni economiche dei lavoratori e nel sostegno al loro benessere finanziario.
Tuttavia, sebbene la misura voluta da Draghi non abbia avuto un impatto significativo, ha comunque stabilito una direzione da seguire. Il governo Meloni, infatti, quest’anno è riuscito a garantire un bonus fino a 100 euro sulle retribuzioni. Tale misura è di grande importanza, tanto che ora il governo si trova ad affrontare la sfida di confermarla anche per il prossimo anno.
L’efficacia degli sgravi contributivi introdotti dal governo Draghi, come previsto, si è rivelata modesta. Tuttavia, secondo gli studi condotti dall’Inps, a ottobre 2022 è stato registrato un incremento dei salari a seguito dello sgravio del 2% applicato alle buste paga con un importo lordo inferiore a 2.962 euro. Questo aumento si è distribuito come segue:
– Il 25% ha registrato un incremento inferiore ai 20 euro.
– Il 10% ha beneficiato di un aumento compreso tra i 20 e i 30 euro.
– Il 20% ha ottenuto un incremento tra i 30 e i 40 euro.
– un altro 20% ha ricevuto un aumento tra i 40 e i 50 euro.
– Il 5% ha beneficiato di un incremento superiore ai 50 euro.
Mentre da ottobre 2023, verrà applicato uno sgravio contributivo del 6% per gli stipendi inferiori a 2.692 euro, che salirà al 7% per coloro che percepiscono meno di 1.923 euro (pari a un reddito annuo di 25.000 euro).
Durante il primo semestre dell’anno, le percentuali applicate erano rispettivamente del 2% e del 3%. Questa misura ha portato a un incremento medio di quasi 100 euro nella busta paga, per essere precisi 98 euro. Inoltre, ben il 57% dei lavoratori registrerà un aumento superiore ai 100 euro, con la possibilità di arrivare fino a 123 euro.
La decisione intrapresa dall’Inps rappresenta un importante passo avanti nel miglioramento delle condizioni economiche dei lavoratori e nel sostegno al loro benessere finanziario.
Il bonus di 100 euro in busta paga, menzionato nel Rapporto Inps, necessita di approfondimento per comprendere il suo effettivo impatto finanziario. È importante sottolineare che il Rapporto Inps considera gli importi lordi e non tiene conto dell’effettivo incremento della busta paga. Come abbiamo già sottolineato in precedenza, infatti, è necessario considerare l’effetto fiscale derivante dalla minore aliquota contributiva in relazione all’aumento dell’Irpef dovuta.
Questo fenomeno è attribuibile al fatto che l’Irpef viene calcolata sull’imponibile lordo al netto dei contributi: ciò implica che se i contributi diminuiscono, aumenta la base di calcolo dell’imposta che, a sua volta, aumenta. Pertanto, i 100 euro non rappresentano l’importo medio che spetta ai dipendenti, bensì rappresentano l’importo massimo (98,56 euro per la precisione), come dimostra la tabella elaborata dallo studio De Fusco Labour & Legal.
È importante sottolineare che l’esenzione fiscale del 6% e 7% è finanziata fino a dicembre 2023 e non copre la tredicesima mensilità (per la quale verranno applicate le aliquote del 2% e 3% ancora fino a giugno).
RETRIBUZIONE LORDA | AUMENTO MENSILE TRA GENNAIO E GIUGNO 2023 | AUMENTO ULTERIORE DA LUGLIO A DICEMBRE | AUMENTO COMPLESSIVO TRA LUGLIO E DICEMBRE |
---|---|---|---|
10.000 euro | 19,25 euro | 25,67 euro | 44,92 euro |
12.500 euro | 24,06 euro | 32,08 euro | 56,15 euro |
15.000 euro | 28,88 euro | 38,50 euro | 67,38 euro |
17.500 euro | 28,81 euro | 38,41 euro | 67,22 euro |
20.000 euro | 32,95 euro | 43,90 euro | 76,82 euro |
22.500 euro | 37,04 euro | 49,38 euro | 86,42 euro |
25.000 euro | 41,15 euro | 54,87 euro | 96,03 euro |
27.500 euro | 30,18 euro | 60,36 euro | 90,54 euro |
30.000 euro | 32,95 euro | 57,56 euro | 90,49 euro |
32.500 euro | 30,51 euro | 61,01 euro | 91,52 euro |
35.000 euro | 32,85 euro | 65,70 euro | 98,56 euro |
Il bonus di 100 euro in busta paga, fino a quando sarà erogato?
In conclusione, il bonus di 100 euro in busta paga, grazie allo sgravio contributivo introdotto dal governo Meloni, ha ricevuto conferma della sua efficacia anche da parte dell’Inps, l’Istituto Nazionale di Previdenza Sociale. Tale misura ha consentito ai lavoratori di beneficiare di un incremento reale del proprio salario mensile, offrendo un sollievo economico significativo in un momento di difficoltà per molte famiglie italiane. Tuttavia, se da un lato questa iniziativa si è rivelata positiva, resta ancora da stabilire cosa succederà nel 2024, quando la misura dovrebbe scadere. Pertanto, la sostenibilità a lungo termine di tale bonus rimane un’incognita da osservare.
Sarà quindi compito del governo Meloni trovare le risorse necessarie per confermare il bonus anche nel 2024, anche se sarà una sfida considerando che potrebbero servire più di 10 miliardi di euro per applicare uno sgravio del 6 e 7% per l’intero anno, una cifra che al momento non è disponibile.
Giorgia Meloni ha discusso della legge di Bilancio 2024 fornendo una prima panoramica degli aspetti su cui il governo dovrà concentrarsi. È ben noto che le risorse a disposizione per la manovra saranno limitate, considerando anche il contesto economico attuale, caratterizzato dal rallentamento dell’economia tedesca e le sue ripercussioni in Europa e sul nostro settore industriale. Pertanto, sarà necessario fare scelte oculate e utilizzare le risorse disponibili con estrema cautela. A tal proposito, Giorgia Meloni ha dichiarato che uno degli interventi da attuare con la prossima legge di Bilancio sarà il taglio del cuneo fiscale, misura che vorrebbe confermare e potenziare.
Queste parole sono sicuramente positive per i lavoratori, poiché in assenza di una conferma nella legge di Bilancio, i loro stipendi nel 2024 potrebbero essere inferiori rispetto a quelli percepiti nel 2023 passando dall’esenzione contributiva introdotta quest’anno al 7% e al 6% per i redditi inferiori a 1.923 e 2.692 euro, e tornando all’aliquota contributiva piena (9,19% nel settore privato e 8,80% nel settore pubblico), con la conseguente riduzione dello stipendio netto rispetto al lordo.
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