Il 30 settembre scade la proroga per i lavoratori con gravi patologie croniche. Per i fragili, lavoro da remoto ancora fino al 31 dicembre
Ha ormai le ore contate lo smart working per i lavoratori cosiddetti super fragili. Il 30 settembre infatti scade la proroga, prevista dal decreto Lavoro, per i dipendenti pubblici e privati affetti da “gravi patologie croniche con scarso compenso clinico e con particolare connotazione di gravità”, individuate dal decreto ministeriale del 4 febbraio 2022.
A meno che non si decida di intervenire in via d’urgenza con una nuova proroga, dal primo ottobre si tornerà quindi alle regole vigenti prima della pandemia.
Cosa ha previsto la proroga
La norma finora ha previsto che il diritto allo smart working per i lavoratori super fragili non fosse condizionato alla compatibilità delle mansioni al lavoro da remoto e che il datore di lavoro assicurasse lo svolgimento della prestazione lavorativa in modalità agile anche attraverso l’assegnazione “a diversa mansione compresa nella medesima categoria o area di inquadramento, come definite dai contratti collettivi di lavoro vigenti, senza alcuna decurtazione della retribuzione in godimento”.
Il datore di lavoro era quindi tenuto ad assicurare che i super-fragili potessero sempre stare lontani dall’ufficio, anche adibendoli a mansioni diverse, senza che la busta paga del lavoratore subisse ritocchi.
Lavoratori fragili, proroga fino al 31 dicembre
I lavatori super fragili non vanno confusi con i fragili, quelli cioè ritenuti più suscettibili al contagio da coronavirus in ragione di: età anagrafica, immunodepressione come conseguenza di terapie salvavita o patologie oncologiche, quadri clinici particolarmente complessi (come i casi di comorbilità). Per loro il lavoro da casa agevolato è già prorogato fino al 31 dicembre 2023.
Per i genitori di under 14 smart working fino al 31 dicembre
La proroga è confermata fino al 31 dicembre invece per i genitori di figli under 14 e per i lavoratori dipendenti che rischiano una maggiore esposizione al contagio da Covid-19 (per età anagrafica, presenza di patologie oncologiche o svolgimento di terapie salvavita). In questo caso, però, il diritto al lavoro agile è vincolato alla compatibilità delle mansioni. Quindi il datore di lavoro è autorizzato a negarlo se le mansioni non possono essere eseguite da remoto.
Cosa fare dal primo ottobre
In assenza di ulteriori provvedimenti di proroga, dal primo ottobre dunque l’unica soluzione per evitare il rientro al lavoro in presenza è la richiesta di una certificazione medica che faccia rientrare i soggetti affetti da gravi patologie nelle condizioni di fragile, a maggior rischio di contagio. In questo modo la scadenza del lavoro da remoto verrebbe prorogata fino al 31 dicembre (anche se vincolato alla compatibilità delle mansioni).
Dal primo ottobre, chi ha usufruito del cambio di mansione previsto dalla legge per poter lavorare in smart working dovrà tornare all’occupazione originaria, salvo altri accordi individuali con il datore di lavoro o diverse previsioni del regolamento aziendale.
Niente proroghe all’orizzonte
Il governo non sembra intenzionato a varare nuove proroghe anche se nelle ultime settimane i contagi Covid, complici nuove varianti, risultano in aumento, seppur contenuto. Ed è di queste ore la notizia dell’arrivo in Italia di una nuova variante, già ribattezzata sui social Pirola.