Salasso sugli affitti: aumento della cedolare secca e affitti a breve termine al 26%, tutto ciò di nuovo che c’è da sapere.
Per affitto breve si intende un contratto di locazione immobile a uso abitativo per persone al di fuori dall’attività imprenditoriale che non superi i 30 giorni. Per non permettere che sia attività imprenditoriale l’affittuario deve limitarsi a 4 appartamenti.
L’Agenzia delle Entrate spiega che la cedolare secca è un regime fiscale opzionale sulla scorta del reddito di locazione ed è tassato su un’aliquota fissa e anche un’imposta sostitutiva dell’IRPEF e delle addizionali che ha valore sul reddito creato dal luogo in cui si trova l’immobile.
Analizziamo le caratteristiche e vediamo nel dettaglio cosa cambia per la cedolare secca e gli affitti brevi
Nella bozza che sta circolando della Legge di Bilancio nell’articolo n.19 si introducono modifiche fiscali sugli affitti e sulle plusvalenze: da gennaio 2024 la cedolare secca sugli affitti a breve termine potrebbe salire sino al 26% a differenza di quella odierna che sarebbe pari al 21%, rimanendo comunque opzionale e sostitutiva alla tassazione ordinaria IRPEF. Non c’è una sicurezza su questo ma i proprietari e le associazioni del settore sono già in protesta.
Quasi il 100% delle case che dispongono di affitti brevi in Italia appartengono a privati singoli, oggi il ricavo netto sugli affitti brevi è del 35% sull’incasso rimuovendo la cedolare attuale e le spese fisse. Gli affitti brevi valgono 44 miliardi d’indotto più 11 miliardi di prenotazioni dirette sommando un totale di 56 miliardi di euro di PIL.
Quest’aumentare al 26% farebbe accrescere il ricorso al nero perché più conveniente per gli affittuari di investire in una gestione online. Già oggi molti privati ricorrono al guadagno in nero o sono “costretti” a mettere in possibilità di soggiorno le prime case o altri immobili.
«Non riusciamo a capire perché il Governo voglia spendere 14 miliardi per ridurre il cuneo fiscale per poi aumentare le tasse alle stesse famiglie che, per arrotondare, affittano la seconda casa. E non riusciamo a capire perché chi affitta con un normale contratto 4+4 continuerebbe a pagare il 21%» questo è ciò che hanno detto gli affittuari e le aziende pertinenti.
Però d’altro canto quest’opzione è stata messa in discussione a causa di continue lamentele da tempo dagli hotel o gli alberghi sostenenti di dover pagare più tasse favorendo la concorrenza di chi affitta a breve termine.