L’apertura, la gestione e la chiusura della Partita IVA hanno dei costi che possono essere molto elevati. Come limitare le spese?
Prima di aprire una partita IVA è necessario informarsi sulle tasse da versare e sui costi dei servizi.
Per i liberi professionisti che svolgono un’attività per la quale non è prevista l’iscrizione ad un Albo professionale, l’apertura è gratuita. Bisogna soltanto inviare l’apposito modulo all’Agenzia delle Entrate.
Potrebbero, tuttavia, esserci delle spese relative al compenso dovuto al commercialista o al CAF che ha eventualmente presentato la richiesta.
Le ditte individuali e le società, invece, sono obbligate a pagare l’iscrizione al Registro delle Imprese e alla Camera di Commercio.
Per i costi di gestione della Partita IVA, bisogna distinguere tra costi fissi e costi variabili, che dipendono dal fatturato dichiarato.
Le spese fisse sono, ad esempio, l’acquisto di attrezzature per lo svolgimento dell’attività, i diritti camerali, i contributi e le tasse.
Un onere che non può essere ignorato è il compenso spettante al commercialista che si occupa della corretta amministrazione della Partita IVA.
Costi Partita IVA: che differenza c’è tra i vari regimi fiscali?
Per aprire la Partita IVA è necessario aderire ad un determinato regime fiscale e contabile, per operare in maniera legale.
Nel dettaglio, ci sono tre regimi fiscali, che comportano l’applicazione di differenti metodi di tassazione.
Il regime ordinario obbliga al pagamento di:
- IVA, l’Imposta sul Valore Aggiunto, a seconda di un’aliquota che dipende dal servizio svolto;
- IRPEF, l’Imposta sul Reddito delle Persone Fisiche, che cresce con l’aumentare del reddito dichiarato. Va pagata dalle Partite IVA iscritte come ditte individuali o liberi professionisti;
- IRES, l’Imposta sul Reddito delle Società, determinata sul reddito, in base ad una specifica aliquota;
- IRAP, l’Imposta Regionale sulle Attività Produttive, che va versata dalle imprese.
Il regime semplificato è molto simile a quello ordinario, per quanto riguarda l’IRPEF, per le persone fisiche, e l’IRAP, per le imprese.
Il regime forfettario, infine, prevede una tassazione basata su un’aliquota unica del 15%, sostitutiva di IRPEF e IRAP, che può scendere al 5% per i primi cinque anni di attività.
Il reddito imponibile sul quale si applica l’aliquota, poi, si determina tramite il coefficiente riferito al proprio codice ATECO e si moltiplica per i ricavi individuati in base al principio di cassa.
Evidenziamo, infine, che ci sono dei costi anche per la chiusura della Partita IVA, che variano a seconda del tipo di attività.
Per esempio, per i liberi professionisti non sono previste spese, mentre le ditte individuali devono pagare i diritti di segreteria e la marca da bollo per l’inoltro delle comunicazioni alla Camera di Commercio.