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Lavoro

Salario minimo costituzionale: cos’è e cosa cambia adesso

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Dalma Bonaiti

Tutto sul salario minimo costituzionale, cos’è, come cambia adesso e quando sarà ripresa la discussione della legge relativa al salario minimo alla Camera.

La sentenza della Corte di Cassazione n. 27711 del 2023 ha rafforzato il ruolo della giustizia nel considerare se i salari stabiliti dai contratti collettivi siano conformi alle norme costituzionali. Questa sentenza introduce, o piuttosto riconosce, l’idea di un salario minimo costituzionale in Italia.

Salario minimo: le novità che potrebbero cambiare lo stipendio

Nonostante l’assenza di una legge specifica che determina una soglia salariale minima, la sentenza enfatizza l’importanza del ruolo della giurisprudenza nel determinare l’equità di uno stipendio. Giorgia Meloni ha affermato ripetutamente che non c’è bisogno di un salario minimo in Italia, in quanto i contratti collettivi dovrebbero garantire stipendi appropriati per i lavoratori.

Tuttavia, la Corte di Cassazione afferma che la sola presenza dei contratti collettivi non è sufficiente per prevenire l’intervento del giudice. Il giudice ha il compito di verificare se lo stipendio versato al lavoratore è in conformità con i principi essenziali della Costituzione.

La Corte Suprema è dell’opinione che il solo processo di negoziazione collettiva non sia sufficiente per stabilire un salario legale. Indipendentemente da questo, è fondamentale garantire che l’importo stipulato in ogni contratto risulti “proporzionale al volume e alla qualità del lavoro” e che provveda a un’esistenza “libera e dignitosa” per l’individuo e la famiglia, rispettando così l’articolo 36 della Costituzione.

Come sottolineato dalla Corte di Cassazione, il nostro sistema legale è fondato su un concetto di retribuzione non pensata come un prezzo di mercato in relazione al lavoro svolto, ma piuttosto come un salario adeguato a garantire uno stile di vita dignitoso.

Questo implica che per considerare un salario come adeguato non basta che esso rispetti le griglie contrattuali, perché potrebbe essere lo stesso ammontare stabilito dal Contratto Collettivo Nazionale di Lavoro (CCNL) a non rispettare i criteri costituzionali.

Come dichiara la Cassazione, l’attuale struttura costituzionale ostacola “una riserva di legge o contrattuale a favore della negoziazione collettiva nella definizione del salario”, legittimando l’intervento del giudice in ogni situazione in cui si ritiene che il salario ricevuto non sia adeguato o sufficiente per favorire una vita dignitosa.

Per valutare l’adeguatezza di una retribuzione, come descritto nella legge 142/2001, bisogna fare riferimento al contratto nazionale di lavoro fissato dalle associazioni di datori di lavoro e di lavoratori più riconosciute nel settore. Se il salario non risulta conforme, sarà necessario esaminare se comunque la somma stipulata nel contratto può essere considerata legale, tenendo in considerazione svariati parametri come, per esempio:

– contratti collettivi di settori simili;
– misurazioni economiche e statistiche utilizzate per calcolare il limite di povertà;
– la soglia di ingresso alla pensione per invalidità civile;
– dati sugli stipendi medi forniti dall’Inps attraverso Uniemens;
– l’importo della sussistenza di disoccupazione Naspi;
– forme di integrazione salariale (come Cig e Cigs);
– altri tipi di aiuti al reddito;
– parametri statistici stabiliti dalla Direttiva Europea sui salari minimi (n. 2022/2041, del 19 ottobre 2022).

Ricordiamo però che i contratti collettivi non sempre riescono a soddisfare le nuove esigenze determinate dalle dinamiche inflazionistiche, anche a causa di ritardi nella rinnovazione dei contratti stessi. Per questo motivo esiste il fenomeno della “povertà nonostante il lavoro”.

Foto | DAPA Images @Canva – lamiapartitaiva.it

 

La Cassazione conferma che non esiste alcuna categoria di contratti che possa evitare l’analisi giudiziaria per garantire che rispettino le norme fondamentali stabilite dalla Costituzione. Queste regole hanno naturalmente una superiorità gerarchica all’interno del sistema legale.

E’ un verdetto che evidentemente crea un precedente legale e può intensificare l’influenza dei giudici nella decisione se un stipendio è sufficiente, a prescindere dal fatto che la cifra ricevuta soddisfi o meno il limite minimo stabilito dal contratto collettivo seguito dalla società.

Pertanto, anche se non esiste una legislazione specifica sul salario minimo, il giudice potrà considerare altri criteri per stabilire il “salario minimo costituzionale” e verificare che il salario del lavoratore sia in linea con esso. Se ciò non accade, il giudice avrà il potere di ordinare un adeguamento.

Un “salario minimo legale” non può essere stabilito attraverso un “rinvio generale alla contrattazione collettiva”, poiché la Costituzione richiede un minimo garantito. Questo è un punto fondamentale messo in evidenza dalle forze di opposizione. Significa che, nel prossimo dibattito sull’impostazione di un salario minimo legale previsto per ottobre, avranno un ulteriore argomento per sollecitare l’istituzione di un salario minimo (la proposta è di 9 euro all’ora).

Fino ad ora, il governo sotto la guida di Meloni ha continuato a respingere la nozione di un salario minimo, insistendo sulla necessità di rafforzare la contrattazione collettiva. Tuttavia, una sentenza della Cassazione ha ben delineato che tale approccio non può essere sufficiente, poiché un giudice potrebbe ancora definire uno stipendio, inclusi quelli pattuiti attraverso contrattazione collettiva, come insufficiente a garantire un’esistenza dignitosa.

Il 17 ottobre riprende la discussione della legge relativa al salario minimo

La discussione sulla legge relativa al salario minimo si farà nuovamente alla Camera il 17 ottobre, secondo quanto deciso dai capigruppo di Montecitorio. “Abbiamo richiesto, in qualità di M5S, che la legge sul salario minimo, firmata per la prima volta dal presidente Giuseppe Conte, fosse inserita nell’agenda il prima possibile. Abbiamo conseguito la data del 17 ottobre, malgrado la tentativi della maggioranza e del governo di trascurare la questione attraverso il Cnel. La nostra lotta continua: lo dobbiamo ai quasi quattro milioni di lavoratori impoveriti nel nostro Paese”, così ha dichiarato Francesco Silvestri, il leader del Cinque Stelle alla Camera dei Deputati, in un comunicato.

Il dibattito sul salario minimo legale di nove euro l’ora, proposto dalle opposizioni unite (escludendo Italia Viva), è stato riportato in auge. A tal riguardo Giorgia Meloni aveva organizzato un incontro con Giuseppe Conte, Elly Schlein, Carlo Calende e Nicola Fratoianni in agosto, manifestando l’intenzione di coinvolgere il Cnel per giungere a una proposta comune entro due mesi – quindi in ottobre.

Recentemente, il Consiglio nazionale dell’Economia e del Lavoro, guidato dall’ex ministro Renato Brunetta, ha organizzato diverse audizioni al fine di raccogliere informazioni utili per sviluppare una proposta congiunta. Queste considerazioni dovranno essere incluse nelle prossime deliberazioni della Camera sul salario minimo vita – che ricominciano dopo l’intervallo estivo.

Tuttavia, non è ancora garantito che si raggiunga un accordo. “Sicuramente non sono contenta di un discorso che si focalizza unicamente sul valore orario e su un numero, mentre è necessario pensare più in largo e considerare la qualità della contrattazione”, ha dichiarato la Ministra del Lavoro, Marina Calderone, in merito al salario minimo durante un evento del Cisle, sottolineando il bisogno di evitare di cadere in illusorie promesse.

La Ministra ha inoltre sottolineato: “Il valore di un contratto non si basa solamente sull’ammontare del salario orario, ma dipende da una serie di meccanismi e garanzie che la contrattazione può offrire. Se desideriamo veramente cambiare la nostra nazione, se desideriamo veramente cambiare il mondo del lavoro, dobbiamo essere pragmatici e soprattutto resistere alle false promesse, a coloro che propongono discorsi teorici che non hanno nessun impatto sulla vita quotidiana delle persone. Dobbiamo considerare la qualità del contratto”.

Dalma Bonaiti

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