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Rosemary’s Baby nasconde un grandissimo segreto: finalmente a galla dopo 30 anni

Rosemary’s Baby è un horror che ti cambia la vita e il modo di guardare un horror: ecco cosa nasconde, i dettagli

La trama inquietante di un classico del cinema horror si sviluppa attraverso piccole scene che si intrecciano, creando un’atmosfera di tensione e di disagio. “Rosemary’s Baby” è un film che continua a colpire il pubblico con le sue rappresentazioni di manipolazione e abuso psicologico, rendendo solo apparentemente innocue le interazioni quotidiane. Un dettaglio che colpisce è la mousse al cioccolato preparata dalla vicina, un dessert che nasconde ben più di un semplice sapore.

Raffigurando un momento che potrebbe sembrare banale, la cena con il dessert diventa un’emblematica manifestazione di gaslighting. Guy, il marito di Rosemary, sembra insistere affinché lei assapori e gradisca questa mousse, inizialmente descritta come deliziosa. Ma mentre Rosemary si cimenta nel gustarla, inizia a percepire un retrogusto strano e sgradevole. La sua reazione è naturale, eppure Guy la spinge a continuare, insinuando che sono le sue impressioni a essere sbagliate. Con un comportamento tipico di chi vuole manipolare, Guy fa pesare a Rosemary il lavoro e l’impegno della vicina, tentando di farle sentire in colpa, quasi a volerle dire che invalidare il dolce significherebbe anche disprezzare gli sforzi della donna anziana.

Questa dinamica non è solo un semplice esempio di dinamiche relazionali tossiche, ma si rivela come un forte simbolo del gaslighting, che, come noto, è una forma di abuso psicologico in cui una persona cerca di far dubitare l’altra della propria lucidità. Guy non si rende conto che i suoi atteggiamenti sono inquietanti, peccando di una noncuranza che è appunto il fulcro della manipolazione. Ma c’è di più: il dessert in questione, carico di forze oscuri, viene rivelato come una sostanza capace di ridurre Rosemary all’incoscienza per un rito malefico che la coinvolge direttamente. La prima manifestazione di questo potere perturbante inizia a tintinnare, rivelando il substrato oscuro su cui si innesta la sua gravidanza.

La visita dal dottore: un esempio di malpratica

Un altro aspetto critico emerge quando Rosemary decide di consultare un medico a causa di dolori insoliti che le affliggono durante la gravidanza, già di per sé bizzarra e da incubo. Raccomandata dai vicini, i Castevet, la scelta del ginecologo si rivela poco fortunata. La visita che doveva portare conforto e risposta ai suoi tormenti si trasforma in un’altra esperienza traumatica. Il medico, con un approccio gelido e distante, trascura le lamentazioni di Rosemary e la accusa di esagerare. La sua affermazione che questi tipi di dolori sono comuni a molte donne incinte suona fredda e distaccata.

La comunicazione tra medico e paziente si fa pesante, e Rosemary si sente ulteriormente isolata poiché il dottore le dice di non badare agli altri o a ciò che ha letto nei libri, sottolineando che ogni gravidanza è unica. Ma le frasi concilianti nascondono una scarsa empatia e attenzione al dolore fisico ed emotivo di Rosemary. La ricetta di un antidolorifico sembra più una risposta convenzionale a problemi complessi che una reale soluzione ai problemi che lei sta affrontando. Ciò che aggrava l’atmosfera è ogni interazione con Minnie, la vicina, che le offre una pozione sgradevole, un rimedio che inquieta ma che è presentato come, appunto, una soluzione.

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Il clima di festa e di introspezione

Con l’arrivo della festa, la narrativa prende una piega ancora più ambigua. Il contesto sociale, apparentemente ordinario, maschera una sottile inquietudine che cresce durante le interazioni tra il gruppo di persone. In questo scenario, si intravedono segni di malizia e insincerità, soprattutto nei confronti di Rosemary. Sembra che ognuno abbia un ruolo da svolgere, come se fossero attori di una pièce tragica, dove le battute sono già scritte e il copione prevede solo uno sviluppo. La festa è un ritrovo per consolidare legami, ma è anche un terreno fertile per la manipolazione.

Il comportamento dei presenti è ambiguo; da una parte c’è convivialità, dall’altra una sorta di frustrazione sottile che permea l’atmosfera. Gli sguardi, i sorrisi e i complimenti sembrano fatti di vetro, lucidi e fragili. Rosemary, nel suo stato di vulnerabilità e incertezza, si muove tra gli ospiti, intrappolata in un balletto di facciate ingannevoli. La pressione di adattarsi a un ambiente che non le appartiene aggrava il suo malessere crescente.

Festival e rituali di appartenenza, ciò che dovrebbe essere celebrare diventa una scena dove le sue ansie si amplificano, alimentate dall’ignoto. E così, Fortnite e spiriti densissimi, nulla è ciò che sembra, e Rosemary è ancor più in balia delle forze maligne che la circondano.

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