Entro quanto tempo è possibile rinunciare all’eredità di un caro defunto? E quali procedure occorre intraprendere affinché la rinuncia abbia effetto?
In termini di eredità, a seguito del decesso di un nostro caro si prospettano due diversi scenari: il primo riguarda il caso della presenza di un testamento; il secondo, invece, il caso della sua assenza. In entrambe le circostanze gli eredi, menzionati oppure ritenuti potenziali dalla legge (nei casi di assenza di testamento), dovranno decidere cosa fare dell’eredità, ovvero se accettarla oppure rinunciarvi.
In base alle normative vigenti, in caso di accettazione gli eredi acquisiscono tutti i rapporti attivi e passivi del defunto, ovvero tanto il patrimonio residuo quanto gli eventuali debiti pendenti; mentre in caso di rifiuto la successione non avrà effetto alcuno, anche nei casi di rapporti di parentela stretta. Quanto tempo occorre tuttavia agli eredi per esprimere la propria volontà in merito? E, in caso si intenda rifiutare all’eredità, cosa si rischia se non si procede entro i tempi stabiliti per legge con la dichiarazione alle autorità competenti?
Ebbene, a riguardo i dettami di legge sono chiari e fanno riferimento esplicito ai limiti temporali da rispettare soltanto per la circostanza dell’accettazione, da cui si desumono anche le conseguenze per i casi di non accettazione e, quindi, di rifiuto. In particolare, si considerano due possibilità: la prima riguarda la volontà dell’erede, che può essere espressa oppure tacita; la seconda riguarda l’utilizzo effettivo dei beni del defunto. Proviamo a capire meglio entrambe.
In che modo esprimere la propria volontà e cosa comporta l’utilizzo dei beni del defunto
Partiamo dal principio cardine: a partire dall’avvio del processo di successione (la cui data coincide con quella del decesso del nostro caro), il diritto ad accettare l’eredità si prescrive in dieci anni. Dunque l’erede ha facoltà di manifestare la propria volontà entro tale termine di tempo. Ora, partiamo dai casi più semplici: se l’erede manifesta la propria volontà tramite dichiarazione espressa, rilasciata ad un notaio o al tribunale che ha in carico il processo di successione, entro il termine dei 10 anni, ecco che questa verrà applicata, sia essa di accettazione oppure di rifiuto.
Tuttavia, il chiamato all’eredità potrebbe invece non esprimersi. Cosa succede dunque in questo caso? Ebbene, dipende dall’utilizzo o inutilizzo che l’erede compie dei beni del defunto: se l’erede non effettua in alcun modo alcun utilizzo di nessuno dei beni del defunto, al termine dei 10 anni durante i quali non ha espresso la propria volontà viene considerato automaticamente come rinunciante.
Se però l’erede che non si è espresso rimane in possesso di uno o più beni del defunto e ne fa utilizzo – ad esempio vendendoli, concedendoli in locazione (pensiamo ad un appartamento), prelevando danaro dal conto corrente e simili – al termine dei 10 anni diventa erede “puro e semplice”, a tutti gli effetti. Per questo motivo l’erede che intenda rinunciare all’eredità e si trovi in possesso ed usufrutto di alcuni o di tutti i suoi beni deve necessariamente fare un inventario di ciascuno di essi (entro 3 mesi dalla morte) e manifestare entro 40 giorni dalla consegna dell’inventario la volontà esplicita di rinunciarvi.