Non tutti gli inquilini sanno che si può chiedere la riduzione dell’affitto. Quali sono le condizioni per ottenere il risparmio?
Sono diversi i motivi che possono spingere un soggetto a richiedere una riduzione del canone di affitto.
Uno dei casi più diffusi è la presenza di eventuali problemi insorti dopo la stipula del contratto, che fanno perdere valore all’immobile.
L’importo da versare ogni mese viene stabilito dalle parti prima della sottoscrizione del contratto di locazione e viene, poi, accettato tramite la successiva firma.
L’affittuario, quindi, ha la possibilità di conoscere in anticipo il costo del futuro canone e verificare se corrisponde alla media locale oppure se ha un valore maggiore.
In ogni caso, si può sempre concordare una diminuzione del canone d’affitto, che può essere sia momentanea sia permanente.
Nel primo caso, è l’inquilino che, per proprie ragioni o impedimenti, chiede la riduzione (magari perché sa di non poter pagare l’intera somma); nel caso della diminuzione permanente, invece, varia il costo dell’immobile.
Prima di procedere con il pagamento del nuovo canone, tuttavia, è necessario attendere la scadenza del contratto di locazione e stabilire il nuovo prezzo prima del rinnovo. Sarà, dunque, necessario stipulare un nuovo accordo, nel quale sarà specificato il canone ridotto.
In realtà, la normativa non contempla una specifica procedura per chiedere la diminuzione dell’importo dovuto. In molti casi, si chiede il parere di un perito esperto, incaricato di valutare la casa e fissare un equo canone. Nella maggior parte delle ipotesi, tuttavia, il proprietario e l’affittuario trovano un accordo in autonomia e stabiliscono insieme la riduzione.
Nonostante non ci siano limiti legali alla richiesta di riduzione del canone di affitto, molto spesso i proprietari sono restii a modificare il prezzo stabilito nel contratto di locazione.
Ci sono, però, delle ipotesi in cui tale circostanza si configura come un vero e proprio diritto dell’inquilino.
È il caso, già accennato, della sussistenza di qualche difetto, non evidente al momento della sottoscrizione dell’accordo, che rende la permanenza nella casa molto complicata.
Se il proprietario non vuole provvedere al calo dell’affitto, l’inquilino può adire il Giudice e richiedere il calcolo dell’esatto valore dell’immobile.
È opportuno chiarire, però, che l’affittuario è obbligato a pagare il canone concordato fino a quando il Giudice non si sarà espresso ufficialmente.
Nel caso in cui dovesse violare, per qualsiasi ragione, questo principio, l’inquilino rischia di perdere il proprio diritto alla riduzione del canone di affitto e il proprietario potrebbe chiedergli di liberare l’abitazione.
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