La riforma delle pensioni ha determinato grandi cambiamenti, anche nei requisiti per il pensionamento fino al 2025 di cui è giusto prendere atto.
Uno degli elementi su cui tutti temono vi sia un intervento riguarda non proprio la questione finanziaria quanto l’aspetto legato all’età con uno slittamento che potrebbe spostare nel tempo ancora una volta l’asticella e quindi progressivamente ritardare l’uscita del mercato del lavoro.
I requisiti di pensionamento che sono validi al momento lo saranno fino al 2025, poi ci sarà una rivalutazione e le cose potrebbero cambiare. Si tratta infatti di un sistema che viene comunque modellato sull’andamento della vita, tenendo conto di tanti fattori differenti.
Come previsto dalla pubblicazione in Gazzetta Ufficiale per ciò che riguarda l’età anagrafica e le variazioni richieste a titolo di requisiti per entrare nel settore pensionistico, in base ai dati ISTAT e alle verifiche effettuate resta sempre 67 la soglia di età per uomini e donne. La normativa ovviamente viene rivista ogni biennio, più aumenta l’aspettativa di vita e più questo sistema si sposta e quindi include nuove opzioni.
Guardando allo schema contributivo, occorre avere almeno 20 anni, sia misto che contributivo. Resta invariata anche la pensione anticipata, quindi 64 anni di età e 20 di contributi con un importo non inferiore a 2.8 volte l’assegno sociale. Per coloro che invece derivano da lavori usuranti è valido il requisito per il prepensionamento, con il sistema misto sono richiesti almeno 42 anni e 10 mesi di contributi, un anno in meno per le donne.
Il pensionamento per il 2024 non cambia di molto rispetto all’anno precedente, ci sono piccole regole nuove da poter sfruttare come la possibilità di andare in pensione a 67 anni quindi senza anticipo, avendo così un bonus perché viene ritardata l’uscita dal mercato del lavoro. Sicuramente sono anche disponibili meno opzioni per l’uscita anticipata che viene ristretta o comunque resa meno confortevole sul piano economico proprio per evitare un flusso impegnativo di lavoratori che ritengano utile lasciare il proprio posto per il pensionamento.
Per il requisito ordinario fino al 2025 resta quindi l’età di 67 anni, per i lavori gravosi 66 anni e 7 mesi con 30 anni di contributi (questo non riguarda lavori specifici che invece hanno uno schema a parte come le forze dell’ordine). I lavoratori che hanno pagato i contributi dal 1996 in poi, rispetteranno lo stesso requisito con 20 anni di contributi, non c’è quindi il limite di un importo di 1.5 volte l’assegno sociale. Qualora una persona non raggiunga sia la questione contributiva che l’età allo stesso momento, può andare sempre in pensione a 71 anni con almeno 5 anni di contributi.
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