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Reddito di Base per tutti: senza ISEE e discriminazioni, arriva la misura che cambia la vita per sempre

Come contrastare efficacemente una precarietà sempre più selvaggia? Secondo molti analisti, la soluzione è una sola: il reddito di base universale.

Un sussidio erogato a tutti i cittadini dallo Stato, a cadenza mensile, in grado di coprire le spese relative alle necessità primarie, in forma universale – ovvero indipendentemente dalla condizione socio-economica di ciascuno – ed incondizionata – ovvero a prescindere dal reddito personale e dalla situazione lavorativa ed occupazionale. 

Il reddito universale di base: i primi esperimenti e risultati raggiunti
Il reddito di base universale è l’ipotesi di un sussidio erogato a tutti i cittadini dallo Stato, a cadenza mensile, in grado di coprire le spese relative alle necessità primarie – LaMiaPartitaIVA.it

Si tratta del reddito di base universale, una misura di contrasto alla precarietà contemporanea ed al fenomeno di povertà lavorativa che grava sempre più pesantemente sulla società post-industriale, dibattuta approfonditamente in ogni angolo del Pianeta ormai da circa dieci anni. Ed anche sperimentata: sono infatti numerosissimi i programmi pilota effettuati da diversi Stati e ci consentono di avere un’idea piuttosto chiara dei risultati raggiunti.

Ad esempio, tra il 2011 ed il 2012 sei mila residenti del Madhya Pradesh in India hanno potuto sperimentare gli effetti della percezione del reddito universale di base. E, contrariamente a quanto temuto da numerosi detrattori della misura, non si sono osservate forme di “parassitismo”, di “impigrimento” della platea di beneficiari, bensì un aumento della frequenza scolastica dei bambini, un miglioramento della nutrizione nonché delle condizioni igienico-sanitarie dei riceventi. E il caso è tutt’altro che isolato.

Altri esperimenti sul reddito di base effettuati nel mondo e i risultati

Ma non solo l’India: altri test ed esperimenti sono stati condotti negli Stati Uniti, in Germania, Spagna, Finlandia e Namibia, ed in tutti i casi i risultati sono stati particolarmente incoraggianti. Si sono registrati infatti una significativa diminuzione di ansia e stress, un importante aumento di felicità, un incoraggiamento ad avere più figli con conseguente aumento del tasso di fecondità e, soprattutto, nessun effetto negativo in termini di occupazione.

Il reddito universale di base: vediamo i primi esperimenti e risultati raggiunti
Secondo un’indagine dell’Università di Trento, almeno il 33,2% dei lavoratori italiani svolge una professione che presto verrà rimpiazzata dalle macchine – LaMiaPartitaIVA.it

In altre parole, il rischio temuto che i percettori si “arrendessero” pigramente al divano di casa non si è verificato, bensì è emerso con evidenza quanto la misura supporti i percettori ad acquisire nuove competenze ed a formarsi maggiormente, a sentirsi meno ricattabili rifiutando lavori non soddisfacenti (con conseguente miglioramento generalizzato delle condizioni lavorative), a migliorare le condizioni di benessere psico-fisico e a dedicare più tempo di qualità al proprio nucleo famigliare.

Dunque la discussione è aperta e quanto mai attuale (nonché urgente), considerate le fondate previsioni di aumento della precarietà a causa del fenomeno in corso di sostituzione dei lavoratori da parte di sistemi tecnologici automatizzati, robotizzati ed artificialmente “intelligenti”. Basti pensare al nostro Paese: secondo una recente indagine dell’Università di Trento, infatti, almeno il 33,2% dei lavoratori italiani svolge una professione che presto verrà rimpiazzata dalle macchine. Significa un italiano su tre. Per questo occorre con urgenza trovare un nuovo modello di organizzazione sociale che si sostituisca a quello di tipo industriale.

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