La rateizzazione delle tasse può sembrare complicata, scopri come funziona e segui i nostri consigli per gestire al meglio i tuoi pagamenti.
La rateizzazione delle tasse può essere la soluzione ideale per chi vuole evitare di subire pesanti spese in un’unica soluzione. Se sei alle prese con una tassazione elevata e non sai come fare per dilazionare i pagamenti, sei nel posto giusto. In questo articolo ti spiegheremo tutto ciò che devi sapere sulla rateizzazione delle tasse, dalle modalità di richiesta ai requisiti necessari per poter usufruire di questo servizio.
Ma a chi è concretamente concessa questa opportunità? In questo post analizzeremo anche le condizioni e i requisiti necessari per poter richiedere la rateizzazione delle tasse e le modalità di accesso a questo strumento di agevolazione fiscale.
I principi cruciali e le varie possibilità di rateizzazione
La rateizzazione delle tasse concederebbe a coloro che lavorano in autonomia di non dover effettuare il pagamento anticipato che sarebbe dovuto a novembre 2023, ma di distribuirlo invece nei mesi dell’anno seguente, il 2024.
L’esecutivo sta infatti progettando un nuovo sistema che permetterà ai lavoratori autonomi di non fare l’acconto a novembre 2023, ma di dilazionare il pagamento da gennaio fino a giugno 2024. Questa innovazione è inclusa nella riforma fiscale promossa dal governo Meloni. Eccovi un riassunto su come si applica questa disposizione.
L’iniziativa è pronta a trasformare radicalmente la gestione economica degli operatori autonomi ed è inclusa nel provvedimento del governo, implementato con il decreto legislativo del 18 ottobre 2023, n.145, articolo 4. I pagamenti anticipati che di solito sono effettuati a novembre dai titolari di partita Iva, verranno liquidati solo dopo aver ricevuto i ricavi. La stessa procedura sarà applicata per quelli di giugno.
Per gli importi suddivisi in rate, l’applicazione degli interessi avverrà al tasso annuale del 4%, conformemente ai criteri commerciali. Gli interessi saranno valutati a partire dal giorno che segue la scadenza della prima rata e fino alla data di fine della seconda rata.
L’avvio del pagamento anticipato di novembre sarà effettivo a partire dal 2023 e interesserà un ampio numero di contribuenti. Un limite di fatturato di 170mila euro è stabilito per poter beneficiare della cancellazione dell’acconto di novembre. Per coloro che rispettano i criteri del provvedimento, il pagamento che sarà frazionato a novembre verrà eseguito da gennaio a giugno 2024, mentre gli altri saranno coinvolti solo a partire da novembre 2024.
Il governo infatti attribuisce grande importanza all’introduzione anticipata di questa misura, ben prima della scadenza di novembre. La riduzione o l’eliminazione dell’acconto porterà a semplificazioni considerevoli nel sistema fiscale. Questa operazione rappresenta un valore totale di 9 miliardi di euro per lo Stato.
La politica governativa è concentrata su come affrontare la difficoltà economica e le limitazioni di liquidità che stanno colpendo la maggior parte dei settori dell’economia italiana, in particolare i lavoratori autonomi e liberi professionisti. Attualmente, l’imposta Irpef anticipata per l’anno corrente può essere pagata in una o due tranche, in base all’ammontare della cifra stessa. La liquidazione ed il possibile primo pagamento anticipato sono effettuati entro il 30 giugno dell’anno in cui viene presentata la dichiarazione.
È possibile ritardare i pagamenti di giugno?
C’è anche la possibilità di ritardare il pagamento entro i 30 giorni successivi (fino alla fine di luglio) corrispondendo una sovrattassa dello 0,40%. Tuttavia tutto questo è ammissibile solo e soltanto se l’importo anticipato è uguale o supera i 257,52 €.
Il saldo eventuale dei pagamenti o l’unica rata che prevede che l’acconto sia pagato entro il 30 novembre 2023, è valido solamente se l’importo è inferiore a 257,52 €.
Relativamente al pagamento dell’anticipo, le disposizioni attualmente previste includono:
- L’applicazione di un sistema di gradualità mensile per gli anticipi e i saldi,
- La possibile diminuzione della trattenuta d’acconto,
- L’assenza di implementazione di ulteriori carichi finanziari per il bilancio pubblico,
- La suddivisione in sei rimesse dei versamenti dovuti.
Il pagamento dilazionato delle tasse tuttavia avrà un costo:
Per gli importi suddivisi in rate, gli interessi saranno applicati al tasso annuo del 4%, calcolati secondo le norme commerciali. Questi saranno considerati dal giorno successivo della scadenza della prima rata fino alla data di termine della seconda.
Progetto di dilazione del pagamento delle tasse per tutti
L’idea di dilazionare il pagamento anticipato di novembre per i lavoratori indipendenti fu avanzata dalla Lega in tempo di covid, il 5 agosto 2020, con la firma del corrente presidente della Commissione per le attività produttive, Alberto Luigi Gusmeroli, che ha osservato: “Per la prima volta in cinquant’anni, le tasse non saranno più pagate in anticipo, bensì al termine dell’anno e in base al reddito ottenuto. Infatti, si sta lavorando per eliminare il pagamento anticipato già da novembre 2023 per il beneficio di milioni di attività economiche, inclusi artigiani, commercianti e liberi professionisti, contemplando anche l’opzione per i dipendenti e i pensionati con altre fonti di reddito”.
La legislazione fiscale che verrà proposta nel decreto fiscale collegato alla manovra inizierà con l’applicazione della misura esclusivamente per le partite Iva che non superano i 170mila euro di reddito. Successivamente, l’intenzione del governo è di estendere il progetto a coloro che superano questa soglia di reddito, alle diverse categorie di lavoratori e infine ai pensionati. La modifica riguardante il secondo acconto Irpef esclude i contributi previdenziali dovuti da artigiani e commercianti sulla quota che supera il minimale.
Gusmeroli ha aggiunto: “Una volta che il sistema è a regime, la ritenuta d’acconto può essere ridotta o eliminata, il che significherebbe una considerevole diminuzione di problemi.”
In Italia, la condizione attuale delle partite Iva subisce delle fluttuazioni. Tra maggio e giugno 2022, sono state istituite 125.392 partite Iva, ma nello stesso periodo del 2023, il numero è sceso a 118.215, registrando una riduzione di 7.177 in un anno. Questo è evidenziato dai dati dell’osservatorio statistico del Ministero dell’Economia, con un decadimento del 6,1%.
Con l’eliminazione dell’acconto di novembre potrebbero beneficiare oltre 3 milioni di attività, permettendo loro di dilazionare gli acconti da gennaio a giugno 2024. Gusmeroli, l’autore della proposta, sottolinea che molte partite Iva spesso necessitano di prestiti bancari per coprire l’acconto di novembre. Tale proposta dovrebbe consentire una gestione del carico fiscale più razionale e una migliore pianificazione delle risorse finanziarie, permettendo alle partite Iva una previsione più accurata delle spese.