Una delle novità introdotte dalla riforma fiscale è il quoziente familiare: stabilisce l’importo delle tasse in base al numero dei figli.
Il quoziente familiare altro non è che un coefficiente che si ottiene dividendo il reddito complessivo di una famiglia per il numero dei suoi componenti. Prende in considerazione solo i dati inerenti al reddito e non come avviene nell’Isee che prende in considerazione la composizione di tutto il patrimonio.
Questa misura sarà utile per permettere a chi ha più figli di pagare meno tasse.
Il quoziente familiare prevede che ad ogni famiglia venga assegnato un coefficiente che varia in base ai numeri dei componenti, per il quale andrà diviso il reddito. Il coefficiente andrà corretto su una scala di equivalenza e il risultato costituirà la base imponibile su cui applicare le aliquote Irpef. I coefficienti assegnati per ogni componente del nucleo familiare sono i seguenti:
1 per single e per le vedove/i con almeno un figlio a carico;
2 per coppia sposata o convivente;
0,5 per primo e secondo figlio;
1 per ogni figlio dopo il secondo;
0,5 per i genitori soli con almeno un figlio a carico;
4 in presenza di terzo figlio (e oltre) o di figli disabili a carico.
Ma come funziona il coefficiente familiare?
La riforma finanziaria andrà a rivoluzionare il sistema fiscale conosciuto finora e cioè basato sui redditi individuali introducendo un sistema di tassazione alla francese, in cui i nuclei familiare più numerosi saranno avvantaggiati. Questa riforma, fortemente voluta dal governo Meloni, alleggerirà il carico fiscale nei confronti delle famiglie con più figli e ha l’intento di abbassare la pressione fiscale nei confronti di chi presumibilmente costretto a spendere di più, quindi bilanciare le tasse e le spese. Le tasse con questo nuovo sistema andranno calcolate sul reddito complessivo del nucleo familiare che verrà diviso per il numero dei suoi componenti.
Per calcolare il quoziente è necessario innanzitutto determinare il reddito complessivo del nucleo, il quale deve essere diviso per il numero di componenti e il risultato darà il reddito imponibile, successivamente applicare le varie aliquote Irpef sul reddito medio della famiglia.
Con questa riforma le aliquote progressive verrebbero calcolate sul reddito medio pro-capite e non sul reddito di ogni componente, con la diretta conseguenza che le famiglie più numerose vedranno decrescere l’importo delle tasse.