I costi che dobbiamo sostenere al distributore in fase di rifornimento dell’auto sono decisamente alti, ecco qual è la causa.
Fare rifornimento al distributore alla propria auto è inevitabile, a maggior ragione chi si trova costretto a fare decine di chilometri per motivi di lavoro non può che essere costretto a farlo più volte a settimana. Ormai da tempo, per quanto necessaria, questa operazione si è trasformata in un vero e proprio salasso, con buona pace degli automobilisti, che notano pochi cambiamenti anche rivolgendosi a un gestore diverso dal solito.
Anzi, la situazione è ulteriormente peggiorata da quando il governo ha scelto di eliminare il taglio delle accise, che consentiva di risparmiare circa 30 centesimi al litro, ritenendola una misura non più sostenibile. Non può che essere fondamentale chiedersi perché i costi continuano a essere così elevati,
Troppo spesso ci ritroviamo a sostenere le spese previste senza farci troppe domande sul perché sia previsto un determinato importo, ma si tratta di un comportamento superficiale, oltre che sbagliato. Ognuno di noi dovrebbe infatti interrogarsi su come si arrivi a determinare una cifra, a maggior ragione se questa diventa improvvisamente più alta, esattamente come sta accadendo nell’ultimo periodo quando ci troviamo al distributore a fare rifornimento carburante.
E’ un errore pensare che i rialzi scaturiscano dalla volontà del gestore di guadagnare sulle spalle dei clienti. Chi è proprietario di una pompa va a guadagnare sulla base della quantità di carburante venduto, anche se non si tratta di uno stipendio “pulito”.
Tutti i prodotti venduti, come per ogni settore, devono infatti prima essere acquistati. Il costo si calcola basandosi su una serie di parametri, tra i quali ricordiamo i platts e le tasse. Il platts si riferisce all’agenzia che stabilisce il valore di vendita di una tonnellata di benzina o gasolio nelle raffinerie e influisce in genere sul costo finale previsto per ogni automobilista. Non si possono ovviamente trascurare le tasse, tra cui spiccano accise e Iva. A grandi linee quindi un proprietario di un distributore guadagna il 10% del prezzo pagato al cliente finale, quindi un importo che alla fine è tutt’altro che elevato. Se un conducente effettua un rifornimento del valore di 50 euro, alla fine al gestore finiscono in tasca solo 5 euro, giusto per fare un esempio più concreto.
Un quadro simile non fa che mettere in evidenza quanto gestire un distributore di carburante finisca per essere oneroso in Itaia. Anzi, paradossalmente quasi si finisce per guadagnare maggiormente da dipendenti piuttosto che a essere proprietari.
Tutto questo è da addebitare all’eccessiva mole di tasse che sono previste ogni volta che si effettua un rifornimento. In assoluto l’Italia è il Paese in cui il peso fiscale è peggiore: la differenza rispetto a realtà come la Slovenia, la Bulgaria, la Romania, l’Austria e l’Albania è addirittura di 40 centesimi al litro.
Le uniche similitudini si hanno con la Francia, dove in autostrada, al pari di quanto accade da noi, il costo è più elevato.
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