Ecco cosa succede se per mancanza di liquidi o errori si versano in ritardo gli acconti sulle imposte al Fisco.
Quali sono i rischi connessi all’omissione o al ritardo nel pagamento degli oneri fiscali anche in sede di acconto? In caso di ritardo nel pagamento dell’acconto per le imposte il Fisco interverrà con delle sanzioni, il cui importo, di norma, cresce con il passare del tempo. Il sistema tributario italiano pone il versamento di acconti e saldi con scadenza 30 novembre di ogni anno. Devono pagare privati, titolari di Partita IVA e società sottoposte a imposte per l’anno in corso. Dopo l’acconto, l’anno prossimo, ci sarà poi per tutti il conguaglio di quanto dovuto.
Gli acconti coinvolgono tutte le imposte sul reddito. Fra queste rientrano l’IRPEF, l’IRES e l’IRAP. E poi anche quelle sostitutive che interessano i titolari di Partita Iva aderenti al regime dei minimi o al regime forfettario. In quasi tutti i casi, gli acconti sono versati in due rate, con scadenze stabilite direttamente dalla legge.
La suddivisione dei versamenti è fondamentale per ordinare il calendario fiscale e per distribuire l’onere del contribuente nel corso dell’anno. E se qualcuno paga le imposte con ritardo, o non le paga proprio, va incontro a delle conseguenze gravi. Per legge, infatti, gli omessi, i tardivi e gli insufficienti versamenti (inclusi quelli eseguiti in acconto) vengono sanzionati.
La sanzione si aggiunge all’addebito degli interessi di mora. Di norma la sanzione parte dal 30% sull’imposta non pagata. Quindi, chi non paga per tempo, deve comunque versare il dovuto, più interessi, e pagare anche una pena pecuniaria. In alcuni casi, alle sanzioni si può accompagnare anche un’azione legale. Cioè una denuncia.
C’è anche una buona notizia. Le sanzioni sono una conseguenza evitabile. Sempre per legge, infatti, ritardi e omissioni possono sempre essere oggetto di ravvedimento operoso (ai sensi dell’articolo 13 del D. Lgs. n. 472/97). Quindi, se per errore, distrazione, mancanza di liquidità (o per tentativo di evasione), non è pagato per tempo l’acconto si possono comunque evitare le conseguenze legali e le sanzioni pecuniarie.
Mettiamo dunque che un contribuente debba pagare un acconto sull’IRPEF di 1.000 euro e che giunta la scadenza e non abbia pagato il dovuto. Normalmente andrebbe incontro a una sanzione di 300 euro, dato che il Fisco aggiunge il 30% al costo iniziale.
Rivolgendosi al CAF, a un professionista o agli uffici dell’Agenzia delle Entrate e chiedendo il ricalcolo in base al ravvedimento operoso, il contribuente dovrà pagare solo una sanzione dello 0,2%, cioè pari a 2 euro, se il versamento dell’imposta è effettuato entro 14 giorni dalla scadenza.
La sanzione sale al 3% sull’imposta non versata, qualora il pagamento sia eseguito entro 30 giorni dal termine non rispettato. O ancora, del 3,33% entro 90 giorni dalla scadenza originaria.
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