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Perchè lavorare dopo la pensione è una buona idea

Se l’azienda in cui si è prestato servizio lo permette potrebbe essere ideale lavorare dopo la pensione, ecco perché.

Ogni lavoro può essere faticoso, sia che richieda uno sforzo fisico, sia che sia soprattutto di tipo mentale, proprio per questo è inevitabile che la stanchezza possa aumentare dopo il passare degli anni. Non a caso, sono davvero pochissime le persone che prendono in considerazione l’idea di lavorare dopo la pensione, vedendo questo momento come un traguardo più che meritato.

lavorare dopo la pensione conviene?
Lavorare dopo la pensione può essere vantaggioso? – Foto Lamiapartitaiva.it

Avere voglia di riposare e dedicarsi agli affetti più cari senza alcun vincolo di orario è certamente più che naturale, ma forse se sapessero quali possono essere i vantaggi previsti per chi lo fa potrebbero avere un’opinione differente. Parlarne con l’azienda e capire se sia favorevole può essere quindi la soluzione migliore, così da valutare cosa sia meglio fare.

Lavorare dopo la pensione? Perché no

Fino a qualche anno fa si parlava più frequentemente di persone che erano intenzionate a lavorare dopo la pensione, magari perché si sentivano ancora relativamente giovani, per questo volevano provare a dare un sostegno maggiore alla famiglia. Ora, invece, queste situazioni sono sempre più rare, innanzitutto perché l’età pensionabile si è innalzata, per questo è naturale avvertire un po’ di stanchezza e il desiderio di staccare la spina.

A influire però è anche la crisi economica, che ha colpito diverse aziende, che possono non avere la necessità di avere un numero elevato di dipendenti.

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Il datore di lavoro deve essere d’accordo se il dipendente vuole continuare a lavorare – Foto | Lamiapartitaiva.it

Qualora le condizioni ci fossero, invece, farlo potrebbe risultare davvero vantaggioso per il lavoratore. In casi simili si è costretti necessariamente a versare più tasse (il reddito da lavoro si cumula con quelli da pensione, per questo la base imponibile diventa più alta), ma si tratta di una situazione legata all’incremento di guadagno.

In quella fase è inoltre dovuto il versamento dei contributi, ma questi permetteranno di arrivare a un assegno di pensione più elevato quando si smetterà di prestare totalmente servizio. L’aumento della pensione può essere richiesto grazie ai contributi versati dopo 5 anni dalla decorrenza della pensione o dopo 2 anni (ma per una sola volta e solamente per coloro che hanno superato l’età pensionabile).

E per chi ha la partita IVA?

Chi ha avuto almeno per un periodo della sua vita la partita IVA sa bene quanto possa essere difficile essere libero professionista. In questi casi, infatti, non solo non si hanno TFR e ferie, ma si è costretti a versare in autonomia contributi e tasse, per questo i propri guadagni non sono mai “puliti”.
In casi simili l’idea di lavorare dopo la pensione può essere una scelta quasi obbligata se ci si rende conto che quanto si percepirebbe sarebbe troppo basso. La decisione sarebbe comunque vantaggiosa per chi ha optato per un regime forfettario, pur sapendo come i contributi debbano essere versati sempre da soli. Sul reddito da pensione si pagherebbe comunque l’Irpef (con l’aliquota del 23% sull’intero importo), mentre non è possibile cumulare le due tipologie di reddito.
E’ possibile comunque restare nel regime soltanto se i redditi da pensione risultano essere pari o inferiori a 30 mila euro.
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