Da sempre, il tema delle pensioni in Italia è spinoso e coinvolge politica, economia e società. Oggi i dati dell’INPS fanno riflettere
In Italia, il tema delle pensioni è da tempo al centro del dibattito pubblico, suscitando preoccupazioni e incertezze tra i cittadini. Mentre il sistema pensionistico italiano è stato storicamente caratterizzato da un modello di pensioni basato principalmente sul sistema retributivo, negli ultimi decenni si è assistito a una graduale transizione verso un sistema contributivo, con l’introduzione della legge Fornero nel 2011. Oggi, gli ultimi dati Inps ci segnalano una tendenza significativa, che difficilmente potrà cambiare.
La Riforma Fornero ha innescato un acceso dibattito sulle modalità di calcolo delle pensioni e sulle prospettive future dei lavoratori italiani. Da un lato, si è cercato di garantire la sostenibilità finanziaria del sistema pensionistico, considerando l’invecchiamento della popolazione e l’aumento dell’aspettativa di vita. Dall’altro, si sono accesi i riflettori sulle conseguenze sociali ed economiche di queste riforme, in particolare per le fasce più deboli della società.
Uno dei principali timori riguarda la possibilità che molte persone possano ritrovarsi con pensioni insufficienti a garantire un tenore di vita dignitoso nella terza età. Particolarmente vero per i lavoratori precoci o per coloro che hanno subito periodi di disoccupazione o lavoro precario, i quali potrebbero vedere drasticamente ridotta la propria pensione contributiva.
Inoltre, l’aumento dell’età pensionabile e le restrizioni sull’accesso alla pensione anticipata hanno sollevato critiche e proteste da parte di alcuni settori della società, che vedono minacciati i propri diritti e le proprie prospettive di pensionamento. Si è parlato sempre più di forme di pensionamento flessibile e di strumenti di previdenza complementare, che potrebbero offrire ai lavoratori maggiori opportunità di pianificare il proprio futuro finanziario e integrare le prestazioni pensionistiche pubbliche. In questo contesto, i dati che arrivano dall’Istituto Nazionale di Previdenza Sociale non possono essere certamente da ignorare.
L’Inps ha recentemente pubblicato un rapporto dettagliato sullo stato delle pensioni in Italia al primo gennaio 2024, offrendo un’istantanea del sistema pensionistico nazionale basata sui dati relativi al 2023. Secondo i dati forniti dall’Inps, al primo gennaio 2024 sono state erogate un totale di 17.775.766 pensioni, di cui il 76,7% di natura previdenziale e il restante 23,3% di natura assistenziale. L’importo complessivo annuo erogato ammonta a 248,7 miliardi di euro, di cui la maggior parte è sostenuta dalle gestioni previdenziali.
Le pensioni previdenziali derivano dai contributi versati dai datori di lavoro e dai lavoratori nel corso della loro vita lavorativa. Mentre le prestazioni assistenziali sono finanziate dal bilancio pubblico e mirano a supportare categorie più deboli o fragili della popolazione.
L’Italia settentrionale ha la percentuale più alta di prestazioni pensionistiche (48,0%), seguita dall’Italia meridionale e dalle Isole (30,8%) e infine dal Centro (19,3%). Una piccola percentuale (2,0%) delle pensioni è erogata a soggetti residenti all’estero.
Un aspetto significativo riguarda il peso crescente delle prestazioni assistenziali sull’intero bilancio dell’Inps. Nel 2023, quasi la metà delle pensioni liquidate sono state di natura assistenziale. Gli importi annualizzati stanziati per le nuove pensioni del 2023 ammontano a circa 14,3 miliardi di euro, rappresentando circa il 5,8% dell’importo complessivo annuo erogato al 1° gennaio 2024.
Le prestazioni assistenziali includono diverse categorie, tra cui l’Assegno di Inclusione (ADI), l’Assegno Sociale, gli Assegni per il Nucleo Familiare, l’Assegno Unico e Universale per i Figli (AUUF), l’Indennità di Accompagnamento e il Reddito e la Pensione di Cittadinanza.
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