Nella relazione di accompagnamento alla Nadef, il ministro dell’Economia prevede un anticipo del conguaglio. L’assegno verrà rivalutato dello 0.8% per allinearlo all’inflazione
In arrivo a novembre un aumento delle pensioni. Nella relazione che accompagna la Nadef, la Nota di aggiornamento al Def, inviata al Parlamento, il ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti ha chiesto l’autorizzazione a fare 23,5 miliardi di extradeficit in 3 anni, di cui una parte (3,2 miliardi) verrà utilizzata subito per coprire un decreto legge per l’anticipo del conguaglio delle pensioni previsto a gennaio 2024, oltre a un primo stanziamento per i rinnovi contrattuali della pubblica amministrazione e nuovi fondi per la gestione dei flussi migratori. La mossa consente all’esecutivo di scaricare 3,2 miliardi di spesa dal bilancio 2024, che si annuncia complicato da far quadrare.
Il conguaglio delle pensioni verrà anticipato di qualche mese (da gennaio a novembre), come già fatto dal governo Draghi. Si tratta di riconoscere prima della fine dell’anno l’aumento che serve ad allineare le pensioni 2023 all’inflazione effettiva registrata l’anno precedente, pari all’8,1% contro il 7,3% calcolato quando si è misurata la rivalutazione. Dunque l’assegno verrebbe rimpinguato dello 0,8%
A causa della corsa dei prezzi, il ministero dell’Economia deve rivedere di nuovo all’insù anche la spesa previdenziale, in salita del 7,3% per il prossimo anno e del 3% medio annuo nel 2025 e nel 2026, quando sfonderà quota 361 miliardi. Numeri che molto probabilmente porteranno l’esecutivo a una stretta ulteriore del meccanismo delle rivalutazioni degli assegni medio-alti, già tagliato lo scorso anno.
La situazione economica e di finanza pubblica “è più delicata di quanto prefigurato in primavera”, è l’ammissione dolente del ministro dell’Economia nella premessa alla Nadef. “In una situazione in cui la finanza pubblica è gravata dall’onere degli incentivi edilizi, dal rialzo dei tassi e dal rallentamento del ciclo economico internazionale, è necessario fare scelte difficili”.
Di conseguenza, il governo ha scelto di affrontare “i problemi più impellenti – inflazione, povertà energetica e alimentare, decrescita demografica – promuovendo al contempo gli investimenti, l’innovazione, la crescita sostenibile e la capacità di reagire dell’economia”.
Il disavanzo da autorizzare sarà ripartito tra quest’anno (3,2 miliardi), il 2024 (15,7 miliardi che finanzieranno oltre la metà della Manovra) e il 2025 (4,6 miliardi). In tutto 23,5 miliardi in tre anni. Nel 2026 il rapporto tra deficit e Pil calerà lentamente al 2,9% con una manovra restrittiva di 3,8 miliardi, quando il debito sarà al 139,6%.
Lo spazio in deficit ricavato nel 2024 per la manovra è di 15,7 miliardi. Le risorse saranno utilizzate “per il taglio al cuneo fiscale sul lavoro anche nel 2024 e l’attuazione della prima fase della riforma fiscale, il sostegno alle famiglie e alla genitorialità, la prosecuzione dei rinnovi contrattuali” della Pa “con particolare riferimento alla sanità, il potenziamento degli investimenti pubblici, con priorità per quelli previsti del Pnrr”, si legge nella relazione.
Il taglio al cuneo contributivo introdotto da luglio viene confermato anche nel 2024. Si tratta di 6 punti per i redditi fino a 35mila euro e 7 per quelli fino a 25mila. Il rinnovo vale in tutto circa dieci miliardi di euro.
A questa decontribuzione si accompagna un primo tassello di riforma fiscale, con il passaggio da quattro a tre scaglioni Irpef e l’allargamento della prima aliquota del 23% da 15 mila a 28mila euro di reddito. Del taglio dell’Irpef beneficiano tutti i contribuenti italiani, compresi pensionati e autonomi. Il guadagno maggiore riguarderà i redditi sopra i 28mila euro.
Alla luce di una “preoccupante flessione delle nascite”, scrive Giorgetti nella premessa alla Nadef, il governo intende “promuovere ulteriormente la genitorialità e sostenere le famiglie con più di due figli”. Sarebbe quindi allo studio “una misura innovativa a favore delle famiglie con redditi medi e bassi”. Al momento non si conoscono i dettagli. Tra le ipotesi sul tavolo, la reintroduzione delle detrazioni per figli, sostituite dall’Assegno unico, con una riduzione dell’Irpef per i nuclei numerosi.
Per garantire la sostenibilità del debito e “coerentemente con una gestione più dinamica delle partecipazioni pubbliche, il nuovo scenario programmatico prevede proventi da dismissioni” pari al almeno l’1% del Pil tra il 2024 e il 2026, scrive il ministro. Tra le dismissione ci saranno anche “partecipazioni societarie pubbliche, rispetto alle quali esistono impegni nei confronti della Commissione europea legati alla disciplina degli aiuti di Stato”.
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