Il sistema pensionistico in Italia rappresenta un grande tema da sempre: ma ora sembra esserci finalmente una buona notizia.
L’ok del Governo guidato da Giorgia Meloni al Nadef (Nota di aggiornamento del Def) rappresenta un importante passo dell’attuale esecutivo e in particolare per il ministro dell’economia, Giancarlo Giorgetti.
Il titolare dell’Economia ha infatti depositato una richiesta per consentire l’approvazione di un extradeficit di quasi 24 miliardi di euro. Una grossa somma che dovrà essere divisa e distribuita nei prossimi tre anni, fino al 2026 dunque. Una parte di questa cifra sarà indirizzata verso l’approvazione di un decreto legge finalizzato a prevedere l’anticipo dell’adeguamento delle pensioni che, solitamente, è stabilito per gennaio dell’anno seguente. Non tutti sanno che, però, all’inizio dell’anno le pensioni vengono adeguate a seconda di un fattore ben definitivo: l’andamento dell’inflazione. Che però è collegato ad un tasso provvisorio. Per capirne qualcosa in più è meglio stare attenti con le cifre: ecco che il 7.3% utilizzato è collegato alla media dell’inflazione calcolata nel penultimo mese dell’anno. Mentre i dati successivi condivisi dall’Istat alla fine dell’anno scorso stanno ad indicare un tasso di inflazione pari all’8,1 per cento. C’è dunque una differenza dell’0,8 per cento che gli economisti tendono a non voler sottovalutare. Ecco che si spiega il perché di una norma dell’ordinamento che possa in qualche modo andare a coprire la diversità delle cifre. La parte invece mancante, in questo caso, come detto, lo 0,8 per cento, non viene pagata in un’unica soluzione. Che è il risultato dell’aggiornamento della somma che viene attribuita alle pensioni erogata da eventuali arretrati.
Pensioni 2023, ecco perché c’è stato un aumento negli assegni
Il tema delle pensioni è senza dubbio uno degli argomenti più complicati e che allo stesso tempo alimenta polemiche, diatribe e divisioni nel mondo della politica. Questo perché, da sempre, i partiti si dividono sulla visione che ne hanno per affrontare al meglio l’argomento. È un bene? Non è dato saperlo, visto che ogni qual volta cambia il Governo le decisioni e i provvedimenti adottati sembrano cambiare letteralmente il sistema.
Ritornando a quanto sta accadendo, ecco che bisogna sottolineare che dall’inizio del 2023 le pensioni sono aumentate. Questo però non tiene conto del conguaglio in relazione all’inflazione relativa al 2022. Per evitare di far trovare brutte sorprese ai pensionati, il governo guidato dalla leader di Fratelli d’Italia ha messo sul tavolo del Consiglio dei Ministri una proposta: adeguare le pensioni tenendo a mente il conguaglio del 2023. Una leggera differenza che potrebbe essere però determinante, visto che si parla di un solo mese di differenza rispetto all’anno prima che si prendeva il mese di ottobre. Mentre ora lo si vuole fare per novembre. E le buone notizie sembrano arrivare anche per il 2024: l’intenzione sembra infatti quella di confermare l’adeguamento anche per l’anno che sta per arrivare. E questo dovrebbe tradursi in un nuovo aumento per gli anziani di questo paese che ricevono una pensione.
Infine, è il momento di capire in cosa consistono esattamente queste modifiche e come si traducono i cambiamenti. Ecco le sei fasce:
Tra 2.101,53 e 2.626,90 euro: 85% del tasso, ovvero un incremento dell’0,68%;
Tra 2.626,91 e 3.152,28 euro: 53% del tasso, corrispondente a un aumento dell’0,424%;
Tra 3.152,29 e 4.203,04 euro: 47% del tasso, che equivale a un incremento dell’0,376%;
Tra 4.203,05 e 5.253,80 euro: 37% del tasso, con un aumento dell’0,296%;
Al di sopra dei 5.253,81 euro: 32% del tasso, con un aumento dell’0,256%.