Preoccupano le possibili mosse del Governo sulle pensioni a seguito della conferma di revisione del sistema previdenziale.
Come annunciato a settembre dall’aggiornamento del Def, lo scorso martedì 9 aprile il governo Meloni ha confermato l’intenzione di procedere alla riforma delle pensioni tra il prossimo anno ed il 2027. A preoccupare è la mancanza di fondi necessari dovuta ad una crescita più bassa di quella che era stata prevista a settembre.
Senza contare le sanzioni sul mancato rispetto degli accordi europei che grava sul Paese e i soldi stanziati per il taglio del cuneo fiscale. Si parla di circa 10 miliardi di euro, che nel caso dei pensionati non porteranno ad alcun beneficio. Molto probabile quindi che non ci sia nessuna buona nuova per le pensioni e che, anzi, il Governo possa sfruttare proprio queste per rimpinguare le proprie casse. Vediamo nello specifico quali sono i rischi per gli ex lavoratori.
Pensioni a rischio, i possibili scenari della riforma
Alla luce delle attuali circostanze e delle intenzioni dell’Esecutivo, è piuttosto plausibile che venga dato uno stop alla pensione anticipata. Quota 103, grazie alla quale chi ha almeno 41 anni di contributi può andare in pensione a 62 anni, terminerà a fine 2024. Dopo la stangata della penalizzazione da applicare per chi ne usufruisce con conseguente abbassamento dell’importo sull’assegno, cosa accadrà nel 2025 dato anche il peggioramento della situazione? Tra l’altro, all’addio a Quota 103 potrebbe aggiungersi quello ad Opzione Donna e Ape Sociale, anch’esse prossime alla scadenza.
L’ultima legge di Bilancio lascia presagire anche uno stand-by dell’aumento delle pensioni minime, contrariamente a quanto preventivato per il 2024, ovvero un aumento del 2,7% per tutti. L’obiettivo annunciato inizialmente dal Governo era infatti quello di alzare le pensioni minime a 1.000 euro al mese.
Per gli ex lavoratori di oltre 75 anni di età , non è arrivata la conferma di un aumento straordinario ed è legittimo supporre che la prossima manovra eliminerà del tutto l’aumento, tanto più che l’inflazione sembra calare.
Infine, non è affatto da escludere un intervento sulla rivalutazione: secondo le previsioni, nel 2025 questa dovrebbe avere un tasso dell’1,6%, decisamente meno rispetto al 2023 e al 2024. In questo modo però il Governo dovrebbe tornare ad adottare i vecchi sistemi di rivalutazione, mossa che non gli gioverebbe favorendo invece solo i pensionati. Possibile perciò che le percentuali dei due anni precedenti vengano riconfermate, a discapito ancora una volta degli assegni pensionistici.