Pensione Opzione Donna sempre più penalizzante: taglio netto per le lavoratrici autonome

Nuovi requisiti per accedere a Opzione Donna. Cosa cambia per le lavoratrici autonome? Vediamo le regole imposte dalla Legge di Bilancio.

Le innovazioni relative a Opzione Donna riguarderanno anche le lavoratrici autonome?

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Quali sono le nuove regole per Opzione Donna? (lamiapartitaiva.it)

Uno dei dubbi più frequenti riguarda l’appartenenza alle categoria “deboli”, che consente l’accesso allo strumento di pensione anticipata.

Da quest’anno, infatti, bisogna necessariamente essere invalide al 74%, caregivers da almeno 6 mesi di un familiare disabile grave oppure licenziate o dipendenti di aziende in crisi.

In che modo può essere applicata tale ultima condizione alle lavoratrici autonome? Dal testo della normativa, tali contribuenti sarebbero eccessivamente penalizzate perché avrebbero minori opportunità per usufruire di Opzione Donna.

Si tratta di una circostanza da non sottovalutare, perché, pur potendo essere ricomprese nella cerchia delle disabili o delle caregivers, di fatto l’esubero aziendale e il licenziamento può riferirsi esclusivamente alle dipendenti.

Queste ultime, dunque, avrebbero la facoltà di smettere di lavorare in anticipo soltanto in due ipotesi:

  • se, al momento di presentazione della domanda, assistono, da almeno 6 mesi, il coniuge, l’unito civilmente, il convivente di fatto o un parente di primo grado affetto da handicap grave, ai sensi della Legge n. 104/1992, oppure un parente o affine entro il secondo grado, se i genitori e il coniuge del disabile grave hanno più di 70 anni oppure sono mancati o affetti, a loro volta, da malattie invalidanti;
  • hanno una riduzione della capacità lavorativa, accertata da un’apposita Commissione medica, pari almeno al 74%.

L’ultima categoria, quella riguardante la prestazione di attività lavorativa presso aziende in crisi o il licenziamento, può riferirsi solo alle lavoratrici dipendenti.

Cosa cambia tra dipendenti e autonome ai fini del diritto a Opzione Donna?

Il motivo di questa apparente discriminazione risiede, in realtà, nell’esigenza di salvaguardare coloro che perdono il lavoro in maniera involontaria e che, dunque, si trovano in una posizione di evidente svantaggio.

pensione Opzione Donna
Quali conseguenze ha la riforma di Opzione Donna? (lamiapartitaiva.it)

Si tratta di un modo per garantire la pensione anticipata a coloro che perdono il lavoro soprattutto quando sono già abbastanza vicine al raggiungimento dell’età pensionabile e, allo stesso tempo, per aiutare le aziende a portare a termine un processo di ristrutturazione ed evitare la cessazione dell’attività.

Con le nuove regole, però, sono anche stati equiparati i requisiti anagrafico e contributivo per tutte le interessate. È, infatti, venuta meno la differenza tra lavoratrici autonome e dipendenti, vigente fino al 2022, quando, per accedere a Opzione Donna, le prima dovevano possedere 59 anni, mentre le seconde 58 anni.

Adesso, invece, servono 60 anni di età per tutte e 35 anni di contribuzione.

In conclusione, se si valuta la portata delle innovazioni introdotte dalla scorsa Legge di Bilancio, i nuovi presupposti di Opzione Donna penalizzano tutte le contribuenti, sia dipendenti sia autonome, perché non fanno altro che restringere eccessivamente la platea delle beneficiarie e posticipare l’età della pensione.

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