Controlli a tappeto da parte dell’AdE e della Guardia di Finanza nei confronti delle Partite IVA che non rispettano determinati parametri.
Lo scorso 3 Novembre il Consiglio dei Ministri ha approvato uno schema di decreto legislativo in cui viene disciplinato anche il tema del concordato preventivo biennale che entrerà in vigore a partire dal 2024. Di cosa si tratta? Ebbene, in sostanza le Partite IVA che applicano gli ISA (ovvero gli Indici Sintetici di Affidabilità fiscale) e quelle nel regime dei forfettari potranno accedere al concordato preventivo.
Ciò comporterà benefici e vantaggi in particolare in ambito di controllo fiscale: le attività di accertamento da parte dell’Agenzia, infatti, verranno ridotte e limitate nei confronti degli aderenti. Ma, come prevedibile, quanti non aderiranno verranno, di contro, inseriti in liste definite “selettive, ai fini delle competenti verifiche da parte dell’Amministrazione Finanziaria”.
Come si legge al comma 2 dell’articolo numero 34 dello schema di decreto, l’obiettivo del Governo è di equipaggiare la Guardia di Finanza e l’Agenzia delle Entrate con strumenti che garantiscano una “maggiore capacità operativa per intensificare l’attività di controllo nei confronti dei soggetti che non aderiscono al concordato preventivo biennale o ne decadono”.
Stando a quanto fino ad ora emerso, l’Agenzia delle Entrate elaborerà la proposta di concordato per le Partite IVA che applicano gli ISA e per i forfettari valutando alcuni specifici dati, parametri e criteri: tra questi, le dichiarazioni dei contribuenti, le informazioni a propria disposizione relative alla salute nonché alla conduzione delle attività ed anche tenendo conto delle fluttuazioni del mercato relative ai singoli settori.
Inoltre, potranno essere effettuate indagini basate sulla condivisione e l’incrocio dei dati tra l’Agenzia e la Guardia di Finanza, ma anche attingendo alle banche dati prodotte e gestite dagli enti pubblici. Le tempistiche previste sono il 15 Aprile 2024 per l’attivazione del software di condivisione e comunicazione dei dati; il 20 Luglio per la trasmissione dei dati; ed il 25 Luglio per la definizione del concordato.
Dunque i contribuenti che trasmetteranno i dati entro la scadenze prefissate, ma che non accetteranno poi la proposta della base imponibile avanzata dall’Agenzia delle Entrate, verranno inseriti nella lista delle attività che rischiano maggiormente indagini e controlli fiscali. Lo schema ora dovrà passare al vaglio delle Commissioni Finanze di Camera e Senato e dunque tornare in Consiglio dei Ministri per l’approvazione definitiva. Sono attesi quindi probabili nuovi sviluppi.
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