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Partita IVA: quando diventa necessario aprirla?

Vi è l’obbligo di apertura della Partita IVA quando l’attività che svolgi diventa continua e abituale. Cosa significa? Scopriamolo insieme

Chi decide di intraprendere un’attività in modo autonomo non sempre ha le idee chiare in merito agli adempimenti da assolvere, per evitare di finire nel mirino del fisco e pagare delle sanzioni spesso molto elevate.

In genere, è sempre consigliato affidarsi a un professionista per capire quali sono le norme da applicare al caso specifico, ma ci sono delle linee guida che un soggetto può seguire anche in autonomia. In molti pensano che superando il limite di 5000 euro di reddito sia necessario passare da un’attività autonoma occasionale a una professionale, ma non è così. Superando tale soglia scatta solamente la necessità di effettuare la dichiarazione dei redditi. 

Per essere definita professionale un’attività deve essere svolta in modo abituale, predisponendo i mezzi utili per il suo svolgimento, indipendentemente dal reddito annuale. In alcuni casi, infatti, potrebbe accadere che una azienda o un professionista non riesca ad avere guadagni elevati nei primi anni, ma non per questo viene considerato un lavoro occasionale.

Partiamo dalle basi: che cos’è una Partita IVA?

La partita IVA è un codice numerico univoco, utilizzato per identificare un soggetto che ha l’obbligo di pagare l’Iva. In particolare è formata da 11 numeri, secondo le seguenti modalità:

  • Primi 7 numeri: identificano l’azienda o la persona fisica
  • Dall’8° al 10°: si riferiscono all’individuazione del contribuente per l’Agenzia delle Entrate
  • Ultimo numero: ha una funzione di controllo

In alcuni casi, operare senza rispettare le norme prevista dal regime fiscale può costituire un reato penale, rientrante nell’evasione fiscale. Quindi bisogna porre molta attenzione e analizzare attentamente il proprio caso, per evitare spiacevoli sorprese.

Consulenza per aprire una partita IVA
Foto | Unsplash @Scott Graham – Lamiapartitaiva.it

Chi è inesperto e intende intraprendere un’attività di tipo commerciale o professionale, deve chiedere la consulenza di un esperto, il fai da te può essere molto pericoloso se non si conosce a fondo la materia, soprattutto quella fiscale.

Generalmente si afferma che l’obbligo di apertura di una Partita Iva scatti nel momento in cui si superano i 5000 euro di entrate in un anno. Sebbene si tratti di un fatto molto frequente in quanto sotto tale cifra è quasi scontato che si tratti di lavoro occasionale, non è corretto considerarlo un elemento utile per la valutazione.

Ad esempio un soggetto che decide di riparare Pc e crea un laboratorio ad hoc con tutti gli strumenti necessari, facendo anche della pubblicità online e in alcune riviste di settore, sta svolgendo un’attività di tipo professionale, anche se gli incassi nei primi anni sono sotto i 5000 euro.

Diverso è il discorso di uno studente di informatica che decide di fare qualche lavoretto extra come riparatore di Pc, che svolge nella propria stanza, in maniera sporadica.

Non sempre i confini per determinare l’abitualità o l’occasionalità sono netti e ben definiti. Ogni singolo caso deve essere analizzato con occhio critico per capire quali sono gli adempimenti necessari da assolvere.

Quando è obbligatorio aprire la partita IVA?

Fino ad ora abbiamo detto che esistono attività lavorative autonome di diverso tipo, e non sempre è obbligatorio aprire una Partita Iva per poterle svolgere.

E’ altrettanto vero, però, che operare in modo superficiale senza informarsi correttamente potrebbe causare delle conseguenze molto spiacevoli per l’interessato.

Banconote
Foto | Unsplash @Ibrahim Boran – Lamiapartitaiva.it

Capire quali sono gli adempimenti burocratici obbligatori per dare vita a una nuova azienda o a una professione, è fondamentale per evitare di violare le norme fiscali e ritrovandosi a pagare sanzioni elevate, o di essere puniti penalmente.

Gli elementi da prendere in considerazione sono abitualità, continuità professionalità, quindi l’esercizio in forma organizzata.

Se si verificano tali requisiti è obbligatorio regolarizzare la situazione, anche se dal lavoro non è stato prodotto alcun ricavo. Da un punto di vista fiscale, infatti, viene valutata la propensione ad esercitare un lavoro in modo professionale con lo scopo di produrre reddito, anche se inizialmente ciò non avviene.

Ma che cosa si intende per abituale? L’Agenzia delle Entrate  ha chiarito il concetto affermano che si tratta di prestazioni che si ripetono del tempo in modo costante, e che hanno bisogno di impegno materiale ed intellettuale per essere svolte.

In altre parole, una persona che si impegna costantemente per fare crescere il proprio business, acquistando gli strumenti idonei e cercando di fare decollare la sua attività, sta svolgendo un lavoro abituale.

Un punto fondamentale riguarda la predisposizione dei mezzi idonei, in quanto implica che si cerca di operare in modo professionale e non occasionale.  Ad esempio un soggetto che si iscrive a portali web per essere trovato dai clienti o acquista delle pubblicità per rendersi più visibile, non sta lavorando saltuariamente.

La sola predisposizione ad esercitare in modo professionale un’attività, fa scattare l’obbligo di apertura della partita IVA. Si tratta, infatti, di un’azione simile a quella svolta ad esempio da un avvocato, che all’inizio della propria carriera cerca di fare conoscere le proprie competenze per essere trovato più facilmente dai propri clienti.

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