Ora è disponibile il concordato, che consente a chi ha la partita iVA di pagare meno tasse. Ecco come funziona.
Non sono solo le persone che gestiscono grandi aziende ad avere la partita IVA, spesso si tratta di una scelta quasi obbligata per alcuni, che decidono di mettersi in proprio dopo avere perso il lavoro da dipendente. In casi simili si devono pagare in autonomia le tasse, come tutti sanno, ma non è così semplice quando sono previste le scadenze arrivare indenni a quella data, ben sapendo come siano molte atre le spese che si devono sostenere.
C’è però soprattutto un dettaglio che a molti liberi professionisti non va giù e che sottolinea come per alcuni siano ingiuste le normative previste in questi casi. C’è infatti un momento in cui si deve saldare una rata sulla base di quanto si pensa di guadagnare, ma senza avere la garanzia di poter raggiungere davvero quella cifra. Fortunatamente ora c’è una novità non da poco da sfruttare, che può essere per alcuni provvidenziale.
Partita IVA: pagare meno tasse è possibile
Pagare meno tasse non può che essere il sogno di molti, ma troppo spesso questo presupposto con uno scenario che è decisamente differente. Questo vale a maggior ragione per chi ha la partita IVA, che non può considerare del tutto “puliti” i propri guadagni.
In realtà, per chi si trova in questa situazione potrebbe esserci una soluzione ad hoc da sfruttare, che potrebbe salvare le tasche di molti. Si tratta del concordato preventivo biennale, destinato ai liberi professionisti per ll 2024 e per il 2025. Questo sistema, come si può dedurre dal nome, consiste in un patto fiscale che consente di concordare preventivamente con l’Agenzia delle entrate le imposte dovute. E’ però indispensabile essere in possesso di determinati requisiti per poterne usufruire.
Si tratta di una misura pensata in maniera specifica per chi deve appicare al proprio regime gli ISA, ovvero gli indici sintetici di affidabilità fiscale, oltre che per i contribuenti in regime forfetario, con alcune esclusioni. Da questi infatti dobbiamo escludere i condannati per reati tributari commessi nei periodi di imposta 2021, 2022 e 2023; le persone che hanno debiti tributari di importo complessivamente pari o superiore a 5mila euro in riferimento all’anno 2023 e chi non ha presentato le dichiarazioni dei redditi relative ai periodi di imposta 2021, 2022 e 2023.
Non è possibile rientrare tra questi nemmeno se si è in regime forfettario e si è iniziato l’attività solo nel 2023. Ancora non sono stati forniti tutti i dettagli su come procedere, ma da quanto trapela a partire dal 15 giugno sarà possibile sfruttare una piattaforma ad hoc per inviare i propri dati, entro il 15 ottobre sarà così comunicata la decisione così da sapere se si rientrerà tra i beneficiari. In caso favorevole, non ci saranno differenze per quanto dovuto per il primo acconto delle imposte, in scadenza per il mese di giugno-luglio 2024.