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Partita Iva, cosa devi assolutamente sapere del regime forfettario

Published by
Ilaria Macchi

Non sono poche le persone che sono in possesso di Partita IVA che optano per il regime forfettario, ecco in cosa consiste.

Aprire la partita IVA è nell’ultimo periodo per molti una scelta quasi obbligata, specialmente se questo passo viene fatto dopo avere perso un lavoro da dipendente e si cerca così di trovare un modo per reinventarsi con un’altra attività e guadagnare. Essere un libero professionista può avere dei vantaggi importanti, a partire dalla necessità nella maggior parte dei casi di non avere degli orari da rispettare, ma allo stesso tempo comporta degli oneri a livello fiscale che non devono essere sottovalutati.

Prima di aprire la partita IVA è bene valutare pro e contro – Foto Lamiapartitaiva.it

E’ infatti compito di ognuno dover versare personalmente le tasse al fisco secondo le scadenze previste, anche se spesso l’importo previsto è tutt’altro che leggero. Nella maggior parte dei casi si tende a optare, anche con il consiglio di un commercialista, per il regime forfettario, vediamo meglio in cosa consiste e per chi è adatto.

Partita IVA: quando è richiesto il regime forfettario

Aprire la partita IVA rappresenta un passo importante, che in alcuni casi può spaventare, soprattutto perché si arriva a dover gestire in maniera autonoma tasse e contributi. E’ proprio per questo che non può che essere determinante essere assistiti passo passo e in modo costante da un esperto, che può anche calcolare quanto dovuto allo Stato e ricordare le scadenze in cui è necessario effettuare il versamento.

Una volta deciso di farlo, è importante capire quale sia il regime fiscale che meglio si addice alle proprie esigenze. La decisione deve avvenire sulla base di due aspetti fondamentali, ovvero gli incassi che si pensano di ottenere e la stima dei costi che si dovranno sostenere per la gestione dell’attività.

La maggior parte delle persone opta per il regime forfettario, che è quello che prevede una tassazione al 5% per i primi 5 anni dall’apertura della tua Partita IVA e del 15% per gli anni successivi. Non sarà possibile scaricare alcuna spesa (c’è chi ad esempio lo fa per il rifornimento carburante o per i vestiti), ma si stabilisce quanto dover pagare applicando all’ incassato una percentuale stabilita dallo stato, chiamata coefficiente di redditività, diversa per ogni tipo di attività.

Ogni libero professionista dovrebbe essere assistito da un commercialista – Foto Lamiapartitaiva.it

Ci sono però dei requisiti che è necessario soddisfare per potervi accedere:

  • essere residenti in Italia;
  • non possedere quote superiori al 50% in società di capitali che operano nello stesso settore della tua attività autonoma;
  • non essere socio di una società di persone;
  • incassare meno di 85 mila euro l’anno;
  • percepire un eventuale RAL, reddito da lavoro dipendente lordo, inferiore a 30 mila euro;
  • aver pagato eventuali compensi a collaboratori inferiori a 20 mila euro all’anno.

Qualora non si rispettassero queste caratteristiche, è necessario passare al regime ordinario, che è decisamente più oneroso, a partire dall’anno successivo.

Vantaggi e svantaggi del regime fiscale

Uno dei fattori principali che dovrà prendere in considerazione per chi ha partita IVA nella scelta del regime fiscale è dato evidentemente soprattutto dall‘entità degli incassi, pur essendo difficile magari sapere a priori quanto si andrà a guadagnare. Inevitabilmente, se si dovesse superare il limite previsto dallo Stato sarà comunque necessario effettuare il cambiamento a breve.

Il regime forfettario è solitamente la soluzione che viene intrapresa soprattutto da chi decide di mettersi in proprio e avviare una nuova attività. In questi casi, infatti, si presume di non riuscire ad avere delle entrate eccessivamente elevate, almeno all’inizio. Si ha così il vantaggio di avere un’aliquota fissa, che sostituisce l’IRPEF, che risulta essere agevolata.

Anche i costi di gestione risultano essere relativamente bassi, altro aspetto da non sottovalutare.

Non si devono comunque sottovalutare gli aspetti sfavorevoli, che comunque ci sono. Non è possibile detrarre l’IVA e i costi in modo dettagliato. I costi vengono basati su un coefficiente di redditività attribuito sulla base del codice ATECO, per questo chi ha diversi costi da dedurre potrebbe andare incontro a una situazione poco favorevole.

Sono inoltre previsti limiti sul fatturato e sul numero di collaboratori, per questo sarà bene valutare a priori che tipo di lavoro si sta portando avanti.

 

Ilaria Macchi

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