Aprire una partita IVA? Bisogna essere ben informati su tutto quello che c’è da pagare: a spiegarlo c’è l’avvocato.
Per iniziare a guadagnare con collaborazioni di varia natura oppure tramite e-commerce bisogna aprire obbligatoriamente Partita IVA. Non è facile capire tutti i passaggi, motivo per cui nella maggior parte dei casi bisogna affidarsi a un commercialista che curi la parte burocratica.
Anche questi ha ovviamente un costo, quindi prima di iniziare ad intraprendere questa strada bisogna valutarne prima l’effettiva possibilità. Per quanto riguarda l’apertura della P.IVA è un gioco da ragazzi, è gratuita, e bastano pochi passaggi che può fare anche un caf.
La facilità con cui si può aprire lascia spazio a sempre più persone di intraprendere questa strada ma spesso si finisce a essere poco informati e quindi anche ‘avventati’. Prima di fare il passo, invece, nonostante sia così semplice, bisogna valutare tutte le variabili, senza tralasciare nulla. Per quanto riguarda l’apertura, bisogna compilare il modello AA7/10, ma ci potrebbe volere l’aiuto di un professionista, quindi evitate di farlo da soli. Da questo momento iniziano le ‘trappole’ relative ai pagamenti delle varie tasse legate al mantenimento della partita IVA.
L’avvocato spiega le ‘trappole’ della Partita IVA: bisogna conoscerle prima di decidere di aprirla
A spiegare bene quali sono ci pensa l’avvocato Angelo Greco sul suo canale Youtube. Appena si apre la partita IVA, arrivano i 100 euro medi annui di registro delle imprese, a cui si aggiungono i 700/1000 medi annui al commercialista o a chi ce la gestisce. A queste somme iniziali si aggiungono poi i 3600 annui di contributi previdenziali INPS, che scendono a 2400 nel caso si fosse forfettari (si tratta sempre di valori medi).
Per quanto riguarda i forfettari si possono avere agevolazioni per i primi 5 anni: invece che un 15% aggiuntivo di Flat Tax, si pagherà solo il 5%. Insomma, in totale, i soldi da sborsare tutti gli anni sono molti, motivo per cui bisogna capire se con i guadagni ne vale la pena.
L’obbligo di partita IVA non è poi solo riferibile a quanto si guadagna, l’importo è solo una delle variabili, ma ciò che poi bisogna valutare è la continuità del lavoro: qualsiasi tipologia, anche poco remunerativo, ma continuativo, ha bisogno di partita IVA. Se l’Agenzia delle entrate si dovesse accorgere che la P.IVA non è aperta si diventerà automaticamente degli evasori fiscali, perseguibili anche per cifre basse.
Se poi per arrivare a guadagnare qualcosa in più si volessero unire più attività, allora basterà aggiungere (senza costi aggiuntivi) + codici ateco. Una volta che si sono chiariti tutti questi passaggi, allora si sarà pronti ad aprire partita.IVA.