Nonostante l’intenzione annunciata di ridurre la pressione fiscale sul ceto medio, vi sono diverse proposte su come utilizzare eventualmente il gettito derivante dal concordato preventivo
La questione del taglio dell’Imposta sul Reddito delle Persone Fisiche (Irpef) per il ceto medio è stata a lungo dibattuta e promessa dall’attuale esecutivo, con l’intenzione di alleggerire il cuneo fiscale che grava su questa fascia della popolazione. Tuttavia, la realizzazione di tale intervento è strettamente legata alle entrate derivanti dal concordato preventivo biennale. Nonostante le aspettative, nella Legge di Bilancio 2025 non si trova ancora alcuna misura concreta riguardante il secondo scaglione di reddito o la seconda aliquota.
Il concordato preventivo biennale ha visto una proroga dei termini per l’adesione fino al 12 dicembre, dopo una chiusura iniziale prevista per il 31 ottobre. Questa situazione lascia in sospeso qualsiasi decisione definitiva riguardante i possibili tagli fiscali, poiché si attendono le entrate effettive derivanti dalle adesioni. Il ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti ha mantenuto una posizione cauta, evitando di fare previsioni premature e rimandando ogni decisione fino alla certezza degli incassi.
Nonostante l’intenzione annunciata di ridurre la pressione fiscale sul ceto medio, vi sono diverse proposte su come utilizzare eventualmente il gettito derivante dal concordato preventivo.
Forza Italia propone di destinare parte delle risorse all’aumento delle pensioni minime, mentre la Lega vorrebbe impiegarle per rafforzare la flat tax per gli autonomi. L’obiettivo principale rimane comunque quello di intervenire sull’aliquota Irpef del 35%, applicata ai redditi compresi tra i 28.000 e i 50.000 euro.
Senza dati certi sulle entrate del concordato preventivo biennale, è difficile prevedere quale sarà l’esatto margine d’intervento nella Legge di Bilancio 2025 in termini di riduzione dell’aliquota o altri tipi d’intervento fiscale favorevoli al ceto medio. Il testo della Manovra è ancora in fase di lavorazione e gli emendamenti presentati sono sotto valutazione; tuttavia, tutto deve essere approvato e pubblicato entro fine anno.
Il concordato preventivo rappresenta un accordo vantaggioso anche per le partite Iva: chi aderisce si impegna a versare più tasse nel 2024 rispetto al precedente anno fiscale grazie a un reddito aumentato calcolato con un differenziale rispetto all’anno precedente. Inoltre, per i soggetti Isa (Indici Sintetici Affidabilità), questo accordo include anche una sanatoria degli anni precedenti a partire dal 2018.
Mentre l’intenzione del governo sembra chiara nel voler alleggerire il carico fiscale sul ceto medio attraverso un possibile taglio dell’Irpef o altre misure simili, molte variabili restano ancora da definirsi nei prossimi mesi prima che qualsiasi decisione possa essere presa con certezza.
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