Economia

Mutui, in Italia i tassi più alti dell’Eurozona

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Federica Giovannetti

Le banche nostrane praticano le condizioni peggiori sui finanziamenti, in media il 4,3% secondo il Centro Studi di Unimpresa

 

Tassi sui mutui record in Italia. Rispetto ai principali Paesi dell’Eurozona, le banche italiane applicano le condizioni peggiori sui finanziamenti destinati all’acquisto di abitazioni. Con un tasso pari al 4,23% medio, nella Penisola si registra il livello più alto praticato nel Vecchio Contenente. A documentarlo è il Centro studi di Unimpresa, che ha elaborato dati della Banca centrale europea.

Condizioni decisamente più favorevoli invece si registrano fuori dei nostri confini, con una differenza di 52 punti base rispetto a Germania e Spagna (3,71%), di 135 punti rispetto alla Francia (2,88%), di 37 punti rispetto all’Austria (3,86%) e di 9 punti rispetto al Portogallo (4,14%).

Secondo il documento del Centro studi, la forbice tra Italia e il resto d’Europa ha cominciato ad ampliarsi lo scorso anno, in coincidenza con la stretta monetaria nell’area euro. Nel 2021 c’era un sostanziale allineamento nelle condizioni praticate dalle banche per il credito immobiliare: in Italia il tasso medio era all’1,40%, non distante da quelli di Germania (1,32%), Francia (1,10%) e Spagna (1,38%).

Ma già nel 2022 in Italia veniva applicato un tasso medio del 3,34%, mentre in Germania era al 3,52% (-18 punti base), in Spagna al 2,91% (+43 punti base), in Francia al 2,05% (+129 punti base), in Austria al 2,86% (+48 punti base), in Portogallo al 3,30% (+4 punti base).

La stretta monetaria decisa dalla Bce

È complesso individuare i motivi di questi anomali spread sui tassi per i mutui casa in Europa. Le spiegazioni senza dubbio non risiedono nei parametri sui rischi di credito“, osserva il Centro studi di Unimpresa.

Gli analisti puntano il dito contro il rialzo dei tassi d’interesse deciso dalla Bce nel luglio 2022. “Se si guarda in particolare al confronto con la Germania, l’anno scorso le banche italiane offrivano condizioni sui mutui più convenienti rispetto alla concorrenza tedesca”, scrivono. “Nell’arco di pochi mesi, durante i quali la Banca centrale ha portato il costo del denaro da zero al 4,25%, si è ribaltato tutto con lo spread di 18 punti favorevole all’Italia ora in terreno negativo per 52 punti”.

Foto | Pixabay / OleksandrPidvalnyi – Lamiapartitaiva.it

L’inflazione nell’Eurozona

La Bce ha iniziato a rialzare i tassi di interesse nell’Eurozona per tenere a freno l’inflazione galoppante. A distanza di un anno si trova difronte a una scelta complicata. Continuare o no con la stretta monetaria col rischio di sacrificare la crescita economia.

L’inflazione sta scendendo ma troppo lentamente e la recessione fa paura, anche alla luce dei recenti dati economici. Secondo le ultime stime di Eurostat, l’inflazione annuale dell’area euro è attesa al 5,3% nel mese di agosto, stabile rispetto a luglio.

Ultima delusione in ordine di tempo l’andamento del Pil italiano nel secondo trimestre, rivisto a -0,4% dall’Istat. Gli esperti sono pronti a scommettere che il picco dei tassi sia stato raggiunto Oltreoceano e, nonostante in Europa il quadro sia più complesso, anche la Bce potrebbe decidere per uno stop alla stretta monetaria.

Nel caso in cui l’istituto guidato da Cristine Lagarde procedesse con un nuovo rialzo dei tassi, i rischi per l’economia sarebbero concreti. “In questo momento i finanziamenti per le imprese, anche le migliori, sono divenuti molto onerosi, quindi un ulteriore rialzo potrebbe effettivamente avere conseguenze negative per l’economia”, spiega Fabrizio Pagani, economista ex capo segretaria tecnica del ministero dell’Economia.

Federica Giovannetti

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