A volte le multe possono essere nulle, in tal caso si può evitare di pagare, cosa che non può che fare felice chi l’ha subita.
Dover mettere mano al portafoglio per una spesa imprevista finisce per essere quasi un colpo al cuore, non solo se l’importo è elevato, ma soprattutto se questo accade in un periodo in cui si è già alle prese con tanti conti da pagare. La sensazione di sentirsi sfortunati può essere quasi naturale, specialmente se questo accade a causa di una distrazione che si sarebbe potuto evitare anche solo con un po’ di attenzione in più.
In questa categoria rientrano appieno le sanzioni che si possono subire al volante, in modo particolare se scaturiscono da una velocità eccessiva. Non è detto che questo sia dovuto alla volontà di essere troppo spregiudicato, a volte ci si può rendere conto di essere in ritardo e si tende così a premere eccessivamente il pedale dell’acceleratore pensando di farla franca. Attenzione, però, in alcuni casi le multe sono nulle, ecco quando.
Arrivare nei pressi della propria vettura e trovare il tagliandino che certifica una sanzione o ricevere il verbale a casa non può che generare rabbia, mista anche a dispiacere se l’importo da saldare è elevato. Se questo accade perché si è superato il limite di velocità si può pensare di non avere commesso alcuna scorrettezza, per questo ci si interroga su dove si sia commesso l’errore.
In alcuni casi si potrebbe non avere visto la presenza dell’autovelox sul tratto di strada percorso, installato invece per sorprendere chi tende a essere troppo veloce. Attenzione, però, non è detto che l’importo debba essere davvero pagato.
Il riferimento è alle caratteristiche del dispositivo, che dovrebbe essere sia approvato, sia omologato. In caso contrario, tutte le multe comminate sono considerate nulle. A stabilirlo è una sentenza della Corte di Cassazione, destinata quindi a fare giurisprudenza, (n° 10505/2024), relativa a una multa per eccesso di velocità rilevata da un autovelox della tangenziale di Treviso.
In quel caso chi era al volante andava a 97 km/h, in un punto però dove il limite era di 90 km/h. Il limite era quindi stato superato anche se di poco, ma tanto bastava per comminare la sanzione. Il conducente non si è però arreso e ha fatto ricorso, finendo per avere ragione. L’autovelox, infatti, era approvato, ma non omologato, tanto è bastato per annullare la multa, come era accaduto anche nella sentenza di primo grado.
Analizzando la situazione su scala più ampia la sentenza potrebbe essere destinata a scardinare le carte in tavola a molti. A farne le spese potrebbero essere i tanti Comuni che hanno scelto di provare a fare cassa incrementando il numero di autovelox installati sulle strade, anche se si è giustificato questo modo di agire sostenendo di voler aumentae il livello di sicurezza in punti ritenuti pericolosi.
Molti dispositivi, come sottolineato dall’Anci, sarebbero infatti approvati ma non omologti, esattamente come quello che è stato al centro di quella sentenza. Questo non può che confermare come l’attenzione nei confronti degli automobilisti tanto pofessata dalle amministrazioni sia soprattutto una facciata.
Per far sì che questi strumenti siano efficaci è quindi importante che presentino le caratteristiche ritenute obbligatorie, ma che siano allo stesso tempo anche testati (pochi lo fanno, avendo fretta di posizionarlo). Tanti conducenti potrebbero quindi seguire le orme dell’automobilista che ha fatto ricorso, anche se a quel punto c’è la possibilità concreta che siano tante le multe nulle.
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