Atteso per il 2024 un dimezzamento del tasso di interesse applicato al ravvedimento operoso rispetto al 2023: scopriamo tutti i dettagli.
Dopo l’impennata che aveva visto i tassi di interesse applicati al ravvedimento operoso addirittura quadruplicare tra gli anni 2022 e 2023, passando rispettivamente dall’1,25% al 5%, nel 2024 con questo meccanismo ci sarà una riduzione dei tassi. La misura è stata confermata dal decreto del Ministero dell’Economia e della Finanza dello scorso 29 Novembre, pubblicato poi in Gazzetta Ufficiale Lunedì scorso 11 Dicembre.
La nuova percentuale è lontana dal riassestarsi ai livelli del 2022, tuttavia rispetto all’anno in corso subirà un dimezzamento netto, scendendo dall’attuale 5% al 2,5%. Dunque, diminuendo il tasso di interesse annuo legale, nel 2024 il ravvedimento operoso sarà più leggero. Precisiamo che il tasso di interesse si modifica annualmente, sulla base di due parametri specifici.
Il primo riguarda il rendimento medio annuale lordo dei titoli di Stato con durata massima di 12 mesi ed il secondo è il tasso di inflazione. Osservando le variazioni effettuate nell’ultima decade, non c’è stato anno in cui il tasso sia rimasto immutato, con oscillazioni tra il valore minimo raggiunto nel 2021 dello 0,01% ed il valore massimo raggiunto proprio quest’anno del 5%.
Come applicare il tasso a cavallo degli anni 2023 e 2024 e come regolarizzare le omissioni
Il ravvedimento operoso è un istituto fiscale previsto per legge nell’ordinamento italiano che consente ai contribuenti di regolarizzare le proprie posizioni contributive in modo spontaneo, ovvero versando gli eventuali errori o omissioni compiute durante le procedure di pagamento delle imposte dovute prima che tali errori o omissioni vengano rilevati dal Fisco.
Così facendo, il contribuente può beneficiare di una sanzione di mora ridotta, determinata appunto dal tasso di interesse applicato all’istituto del ravvedimento operoso ed in base ai giorni di ritardo, rispetto alla sanzione piena che il Fisco comminerebbe se rilevasse gli errori o le omissioni prima del contribuente e dovesse quindi renderglieli noti attraverso accertamenti o notifiche.
Quando la regolarizzazione avviene a cavallo tra gli anni, proprio a causa della variazione costante del suo valore ecco che quindi il contribuente dovrà applicare più tassi di interesse. Immaginiamo, ad esempio, l’omissione del versamento dell’IMU al 18 Dicembre 2023. Il contribuente, tuttavia, effettuerà il ravvedimento operoso il 16 Febbraio 2024. Dunque ai giorni di ritardo tra il 19 ed il 31 Dicembre dovrà applicare il tasso del 5% mentre ai giorni tra il primo di Gennaio ed il 16 Febbraio il nuovo tasso fissato al 2,5%.