Scatta una maxi sanzione di circa 50.000 euro per chi impiega un lavoratore in nero: ecco come aumentano le multe del 30%.
Il lavoro in nero sicuramente non è mai stato ben visto e la legge lo perseguita da una vita, ma ecco che arrivano delle sanzioni davvero esponenziali, pari al 30%. Una situazione che potrebbe condurre a multe dal valore di circa 50.000 euro: scopriamo tutti i dettagli.
Il fenomeno del lavoro in nero, o irregolare, consiste nella pratica di impiegare dei lavoratori subordinati senza un regolare contratto. Insomma si tratta di una condizione pessima da sempre osteggiata da ogni tipo di governo. Oggi però con le nuove riforme le sanzioni per chi impiega un lavoratore in nero diventano esponenziali.
Generalmente chi lavora in questo modo non ha una giusta retribuzione, né contributi versati e probabilmente anche l’orario di lavoro non è di quelli regolari. Ma non solo. Chi lavora senza contratto non ha la copertura assicurativa, non è tutelato dal licenziamento e soprattutto non potrà beneficiare di Tfr o disoccupazione nel momento in cui perde il lavoro.
È per questi motivi che per i Governi è sempre importante trovare un modo per contrastare questa forma di lavoro, purtroppo ancora diffusa. Con il decreto Pnrr 4, a partire dal 2 marzo, aumentano le sanzioni per chi offre questo tipo di lavoro. L’innalzamento della multa è davvero enorme: parliamo del 30% su importi che erano già stati aumentati del 20% con la Legge di Bilancio del 2019.
Ecco come vengono sanzionate tutte le fasce in base al tipo di irregolarità che viene individuata. La legge ci va davvero giù pesante con le sanzioni per chi assume un lavoratore senza regolare contratto:
Per chi invece è recidivo, con la Legge 145\2018, si raddoppiano le maggiorazioni. La pratica del lavoro in nero può essere attuata sotto diverse forme infatti spesso questa forma di lavoro viene in qualche modo “mascherata” con l’apertura della partita IVA o svolgendo prestazioni occasionali. In ogni caso il lavoratore può rivolgersi al Giudice del Lavoro oppure all’Ispettorato Nazionale del Lavoro.
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