Perdere il lavoro e ritrovarsi a dover andare avanti con una pensione di soli 190 euro è mortificante, invece è quello che è accaduto.
Avere un contratto a tempo indeterminato è ormai sempre più raro, per questo a causa della crisi non sono poche le persone che non ottengono il rinnovo e che perdono il lavoro (può accadere anche in caso di chiusura dell’azienda), Questo non può che essere un grave problema, a causa della difficoltà di trovare soluzioni alternative in tempi brevi, in modo particolare per chi ha una famiglia da mantenere e spese fisse quali mutuo o affitto.
Una circostanza simile crea ovviamente gravi conseguenze anche sul piano emotivo, anche se si prova comunque a tamponare con per un breve periodo attraverso l’indennità di disoccupazione. Questa non è certamente elevatissima, ma se non si vive da soli il problema può essere ridotto. E invece c’è chi addirittura non è riuscito a ottenere più di 190 euro al mese.
Il valore dell’indennità di disoccupazione è in genere rapportato allo stipendio che si percepiva quando si prestava servizio, per questo può sembrare impossibile si possa essere costretti ad “accontentarsi” di 190 euro al mese. E invece è quello che è accaduto a un uomo che ha scoperto di avere a soli 35 anni un tumore, diagnosi che lo ha portato a subire un grave intervento chirurgico per l’inserimento della stoma, una sacca per colostomia in cui si raccolgono le feci provenienti dal colon.
Inevitabilmente, questo lo ha portato a rinucnaire alla sua attività, grazie a cui guadagnava addirittura 2 mila euro al mese. L’azienda presso cui era assunto non ha potuto che licenziarlo, pur sapendo del danno che questo gli avrebbe provocato.
È stato però lui stesso a rinunciare alla Naspi (Indennità di disoccupazione) preferendo l’Assegno Ordinario di Invalidità (incompatibile con la disoccupazione), che gli avrebbe comunque permesso di provare a cercare un altro impiego. L’uomo non ha avuto alcun problema a ottenere quell’assegno grazie ai requisiti in suo possesso, ovvero riduzione di almeno un terzo della capacità lavorativa a causa di infermità fisica o mentale, a patto però di aver maturato almeno 5 anni di contribuzione di cui almeno 3 nel quinquennio che precede la data di presentazione della domanda.
Nel suo caso, dovendo prendere in considerazione il sistema contributivo non si è riusciti ad arrivare oltre, con sua amara sorpresa, i 190 euro al mese. Essere assunto in un’azienda è stato per lui impossibile, per questo ha scelto di reinventarsi come autonomo, soluzione che non era però delle più vantaggiose. Questo ha infatti addirittura avuto come conseguenza una riduzione dell’assegno, che risultava evidentemente una componente del suo reddito. Sulla base della legge n. 335 del 1995, si arriva infatti a una riduzione del 25% in presenza di altri redditi tra le 4 e le 5 volte il trattamento minimo, (tra i 31.127,72 euro e i 38.909,65 euro nel 2024). Anzi, ci sono casi particolari in cui il taglio può addirittura raggiungere il 50%. Una beffa nella beffa.
Pensare di integrare questo con la pensione di invalidità civile era però altrettanto impossibile. Questa non può essere concessa infatti a chi riceve l’Assegno ordinario di invalidità, a meno che non abbia o l’invalidità civile al 100% o l’inabilità lavorativa. Provare a mettersi al riparo da situazioni simili è difficile, può comunque aiutare l’idea di aderire a una polizza per infortuni e malattia, che può generare un indennizzo in casi come questo.
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