Si può aprire una partita Iva all’Estero ma lavorare in Italia? Sì, ma ci sono delle regole da rispettare per non subire sanzioni.
L’Italia è uno dei Paesi europei con la più elevata imposizione fiscale e, per questo motivo, molti professionisti potrebbero decidere di aprire la propria attività all’Estero.
Per farlo, tuttavia, sono necessari una serie di requisiti. Primo tra tutti, il trasferimento nello Stato in cui si vuole aprire la partita Iva. Chi rimane a vivere in Italia compie la cd. esterovestizione, cioè la falsa residenza in un Paese estero per non rispettare gli oneri gli fiscali dello Stato di origine.
Se si rispetta il presupposto del trasferimento, tutti hanno il diritto di aprire la partita Iva in un Paese dell’Unione Europea, in virtù del principio di libertà di stabilimento. Nel caso di un Paese extra UE, invece, bisogna controllare le specifiche regole vigenti per l’avvio di un’attività professionale, purché venga sempre rispetta la condizione del trasferimento della residenza fiscale.
Non c’è, dunque, un divieto in Italia di lavorare con una partita Iva estera. Bisogna, però, pagare le tasse sia in Italia sia all’Estero. Solo nell’ipotesi in cui il lavoratore autonomo svolga attività lavorativa in Italia in maniera occasionale, dovrà versare le imposte unicamente nel Paese in cui ha la residenza.
Lavorare in Italia con una partita Iva estera: cosa si rischia e come rimediare?
Quali sono i pericoli per i professionisti che, nonostante abbiano la residenza in Italia, lavorino con una partita Iva estera?
Le conseguenze dell’esterovestizione o della stabile organizzazione occulta possono essere molto gravi. La difficoltà maggiore risiede nella individuazione della sede fiscale dell’impresa in virtù della quale il professionista stipula contratti e compie l’attività amministrativa.
In queste ipotesi, il pericolo è quello di commettere anche il reato di evasione fiscale, per il quale è previsto l’avviso di accertamento per l’adempimento delle tasse dovute e non pagate, maggiorate da sanzioni di importo compreso tra il 120% e il 240% del totale non corrisposto. Per stare sicuri ed evitare ogni tipo di sanzione legata all’esterovestizione e alla stabile organizzazione occulta, è necessario seguire tutte le regole imposte dall’ordinamento e prestare la massima cautela in tutte le attività professionali.
In che modo si può lavorare in Italia con una partita Iva estera? È richiesto che l’amministrazione della società e le decisioni ad essa relative non si svolgano in Italia. Anche in presenza di dipendenti in Italia, dunque, non si possono stipulare contratti a nome dell’impresa. In altre parole, l’attività non deve avere un’organizzazione stabile nel nostro Paese.