Cosa succede se l’Inps chiede una restituzione per alcune somme indebitamente percepite: ecco tutto ciò che c’è da sapere.
Nel settore della previdenza sociale, nasce spesso la domanda sulla possibilità per l’INPS di richiedere la restituzione di pensioni o di porzioni di esse percepite impropriamente da chi si avvia ad un’attività lavorativa. La legge attuale prevede espressamente che le somme indebitamente percepite debbano essere rimborsate, tracciando un quadro in cui l’INPS possiede il diritto e, molte volte, l’obbligo di recuperare le somme.
Il quadro normativo stabilisce che l’INPS ha il potere di richiedere il rimborso di pensioni o parti di esse nel caso in cui il pensionato incassi redditi da lavoro che superino alcune soglie. Questa disposizione ha l’obiettivo di assicurare equità nel sistema previdenziale, lasciando da parte situazioni in cui il cumulo di redditi possa portare a percezioni indebite di prestazioni pensionistiche.
Il procedimento di restituzione può avere diverse forme, tra cui la deduzione diretta dall’assegno pensionistico mensile, la compensazione con eventuali crediti vantati dal pensionato nei confronti dell’istituto o, in alternativa, il pagamento diretto dell’importo dovuto. La misura in cui la pensione o parte di essa deve essere restituita può variare dal tipo di pensione incassata e dal quantum del reddito da lavoro conseguito dal pensionato.
L’INPS è obbligato a effettuare controlli annuali sui redditi che influenzano l’importo della pensione pagata, al fine di individuare eventuali somme percepite in maniera non corretta. Il recupero di queste somme è soggetto a specifici termini temporali che cambiano in base alla situazione.
Nel caso in cui l’INPS non fosse stato inizialmente a conoscenza dei redditi influenti, deve notificare la richiesta di rimborso entro il 31 dicembre dell’anno successivo a quello in cui i redditi sono divenuti conosciuti. Se invece i redditi più importanti per il calcolo della pensione sono stati dichiarati tramite il modello 730 o il Modello PF Persone Fisiche, l’istituto deve procedere con la notifica entro la fine dell’anno successivo a quello della dichiarazione.
Quando questi termini non sono rispettati, gli importi male erogati e non recuperati nei tempi stabiliti si trasformano di fatto in non recuperabili. Quindi, in caso di mancata dichiarazione dei redditi da parte del pensionato, l’INPS ha tempo dieci anni per avanzare la richiesta di rimborso degli importi indebitamente assunte, ampliando così il periodo di tempo a disposizione per il recupero delle somme non dovute.
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