Il web e i social hanno contribuito a creare nuove figure professionali e di conseguenza anche nuovi redditi: ma attenzione a non far passi falsi con il Fisco.
È l’epoca dei cosiddetti “Content Creators” (ovvero dei creatori di contenuti distribuiti e diffusi tramite il web): parliamo di influencers, streamers, youtubers e tiktokers che, in cambio delle loro prestazioni, possono ricevere guadagni attraverso pagamenti diretti oppure in natura anche piuttosto ingenti. E come vanno gestiti questi guadagni? Occorre necessariamente essere in possesso di una Partita IVA oppure alcuni redditi sono fiscalmente irrilevanti?
Ebbene, partiamo da un principio fondamentale: qualsiasi guadagno derivante dalla creazione di contenuti diffusi sul web, fosse anche solo di 1 Euro, va dichiarato. Ad esprimerlo senza possibilità di fraintendimento è l’articolo 67 del Testo Unico sulle Imposte sui Redditi (TUIR), che disciplina la materia dei cosiddetti “Redditi Diversi”. E ciò vale tanto se il corrispettivo per il servizio svolto viene erogato in danaro quanto se si ricevono in cambio beni o servizi.
Ad esempio: se un’azienda che produce scarpe ingaggia un influencer per produrre un video che promuova un determinato modello di calzature ed in cambio regala all’influencer quel paio di scarpe o altri gadget, ebbene questi “regali” sono considerati reddito e vanno dichiarati al Fisco. Anche nel caso risultino in un anno di valore inferiore ai 5.000 Euro.
Dichiarazione dei Redditi e Partita IVA: cosa devono fare i creatori di contenuti
Dunque, sia nel caso si tratti di pochi spiccioli sia nel caso si tratti di somme importanti, i creatori di contenuti devono dichiarare tutti i redditi percepiti che derivano dalla loro attività esercitata online. Ora: se l’attività è abituale, ovvero esercitata in via continuativa, è necessario aprire la Partita IVA e, in caso di redditi pari o superiori ai 5.000 Euro all’anno, iscriversi alla gestione separata dell’INPS, così da poter versare regolarmente i contributi previdenziali.
Se l’attività invece è esercitata in modo occasionale ed amatoriale, i redditi vanno comunque dichiarati e su questi, anche quando si compongono di beni o servizi in natura, bisogna pagare le imposte e l’Irpef come qualsiasi contribuente.
L’Agenzia delle Entrate, inoltre, può verificare piuttosto facilmente le attività svolte da ogni creatore di contenuti ed i relativi guadagni: come confermato anche dalla sentenza numero 26987 emesse nel 2019 dalla Corte di Cassazione, infatti, l’Agenzia può effettuare controlli avvalendosi dei dati forniti dai social networks, accertando i redditi in base alle transazioni effettuate online. Le quali, essendo pressoché nella loro totalità realizzate elettronicamente, restano archiviate digitalmente e sono facilmente tracciabili.