Per regolarizzare IMU e TARI non pagate si può sfruttare il cosiddetto ravvedimento operoso. Di cosa si tratta e come funziona?
Il processo denominato ravvedimento operoso sussiste nella presentazione di una dichiarazione tardiva e, ovviamente, nel contestuale pagamento delle tasse dovute, secondo quanto disposto dall’articolo 13 del Dlgs 472/1997. È però molto importante agire prima di ricevere contestazioni delle violazioni dal Comune. In questo senso il ravvedimento operoso è una strategia valida per evitare pesanti sanzioni anche per chi non ha pagato in tempo IMU e TARI.
È possibile sforare fino a 90 giorni rispetto alla scadenza della presentazione: questo è dunque il tempo massimo per mettersi in regola con il fisco. La dichiarazione eseguita in ritardo per i ravvedimenti che riguardano le tasse non è comunque equivalente alla fattispecie dell’omessa dichiarazione. E questo è un punto fondamentale per il funzionamento del ravvedimento operoso.
Di base, il ravvedimento operoso permette ai contribuenti che non hanno pagato tasse come l’IMU e la TARI di evitare le sanzioni più onerose. Grazie a questo processo il contribuente autodenuncia in pratica il mancato pagamento (ci può stare: non si paga per impossibilità, sbadataggine o altri problemi contingenti).
Il contribuente deve provvedere al ravvedimento spontaneamente, restituendo il non versato e così beneficiando di una riduzione significativa sulle sanzioni. La riduzione non è fissa: dipende dal ritardo con cui si effettua il pagamento dell’imposta.
Per omessa dichiarazione dei tributi locali sono previste delle misure particolari. La regolarizzazione dell’omissione dichiarativa si può verificare secondo le specifiche previste per le violazioni dall’articolo 13 del DIgs 472/1997. E con il ravvedimento si può ottenere una diminuzione delle sanzioni fino al 30%, se queste sanzioni ordinarie sono applicate in caso di versamenti di IMU e TARI non effettuati.
Lo sconto è quindi applicato in base al ritardo del versamento. Di conseguenza, aumenta in relazione alla velocità del ravvedimento stesso. Le tempistiche previste per la decurtazione economica prevedono anche la fattispecie di un ravvedimento sprint: se si paga entro 15 giorni dalla scadenza, si verserà solo l’1,5% in più rispetto all’imposta dovuta.
Come anticipato, però, per IMU e TARI, si può estendere il periodo oltre i 90 giorni dalla scadenza originale. Ciò proprio per offrire ai contribuenti più tempo per organizzarsi e procedere con la regolarizzazione.
E cosa succede se non si riesce a pagare? Con il pagamento dopo un anno dalla scadenza, la sanzione da pagare sarà pari al 4,29% dell’importo dovuto. Entro due anni si deve versare il 5% in più dell’importo totale come sanzione. Questo sempre se non è ancora arrivata una cartella esattoriale.
Per il pagamento del ravvedimento operoso relativo a IMU e TARI (e anche TASI) bisogna usare il modello F24, come avviene per i pagamenti normali. Si versa l’intera somma, comprensiva di sanzione e importo degli interessi giornalieri con il corretto codice tributo e barrando la casella “ravv”.
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