Gli italiani continuano a preferire i contanti, pur essendoci alcuni pagamenti che sarebbe sempre meglio effettuare con carte di credito.
Il trend per l’uso del cash è decrescente: dopo la pandemia, anche gli italiani hanno cominciato a usare con maggiore disinvoltura carte di credito e smartphone per i pagamenti quotidiani. Le carte, secondo gli ultimi studi, si sfruttano comunque poco nelle transazioni. In generale, tuttavia, i pagamenti digitali sono saliti rispetto ai contanti dopo la pandemia dal 29 al 33%.
Il cash, com’è noto, è ancora lo strumento privilegiato per lo spostamento del denaro. Ci sono però alcuni casi in cui la Legge vieta espressamente i pagamenti in contanti. L’Italia ha la fama di Paese ancora legato al contante, ma non è così. Secondo le ultime rilevazioni, il nostro è uno dei Paesi con la più forte preferenza per il cashless nell’area dell’Euro.
Ma quando è vietato pagare in contanti? Dal primo gennaio 2023, la normativa antiriciclaggio impone un limite nei pagamenti. In pratica, è possibile effettuare pagamenti con il cash entro il limite di 5.000 euro. La soglia è aumentata, dato che dal luglio 2020 al dicembre 2022 il limite era fissato a 2.000 euro.
Il nuovo limite si applica non soltanto per i pagamenti tra privati per l’acquisto di beni e servizi, ma anche per i prestiti tra parenti. Ne deriva che il trasferimento superiore al limite di 5.000 euro possa essere eseguito solo attraverso banche, Poste, istituti di moneta elettronica e altri istituti di pagamento.
Pagamenti che non possono essere più fatti in contanti: la legge
C’è chi pensa di poter aggirare questo limite attraverso il ricorso a frazionamenti artificiosi, cioè pagando cash in due o più rate in modo da non raggiungere la soglia di 5.000 euro. Ma ciò è vietato. Qualora fosse accertato che il frazionamento è teso ad aggirare il limite, scatterebbe comunque la multa. La sanzione va da 1.000 a 50.000 euro e finisce a carico di entrambe le parti: sia chi paga che chi riceve.
Per importi superiori a 250.000 euro, si applica invece una sanzione molto più alta, che va da 5.000 e 250.000 euro. Per legge rientrano nel limite di 5.000 euro le operazioni di trasferimento tra soggetti diversi, siano essi estranei o parenti. Quindi sono vietate le donazioni e i prestiti in contanti sopra i 5.000 euro cash anche all’interno della famiglia.
Sono comunque previste delle deroghe per le cessioni di beni o le prestazioni di servizi, entro il limite di 15.000 euro, quando si tratta di operazioni fatte da operatori del settore del commercio al minuto e agenzie di viaggio e turismo.
La deroga vale anche per persone fisiche che non abbiano la cittadinanza italiana né quella di uno dei paesi dell’Unione Europea e dello Spazio Economico Europeo (cioè Liechtenstein, Islanda e Norvegia) e risiedano al di fuori del territorio dello Stato.