Accertamento fiscale, ecco quando il contribuente è con le spalle al muro. Tutto quello che devi sapere in merito.
La riforma fiscale ha pensato ad un cambiamento ovvero il garantire una maggiore tutela del contribuente attraverso il contraddittorio preventivo che consente al contribuente di avere spiegazioni in merito a “provvedimenti definitivi”, come le cartelle esattoriali, prima che le stesse siano formalmente adottate.
Però esistono atti di accertamento fiscale dai quali il contribuente non si può difendere in via preventiva. Ma cosa succede in tal caso? Quali rischi si corrono? Ecco spiegato quando il contribuente si ritrova con le spalle al muro. Dunque vediamo insieme il tutto.
Fisco: ecco quando non puoi difenderti
L’articolo 6-bis dello Statuto del contribuente, modificato con il decreto legislativo 219 del 2023, disciplina il contraddittorio preventivo per gli atti dell’amministrazione finanziaria. Prevede che tutti gli atti autonomamente impugnabili, debbano essere preceduti da un contraddittorio tra le parti, l’obiettivo è evitare il ricorso a procedure giudiziali.
L’oggetto della comunicazione obbligatoria per l’instaurazione del contraddittorio preventivo obbligatorio è lo schema di atto che l’amministrazione ritiene di dover adottare. Entro 60 giorni il contribuente può nel naso presentare reclamo. Dunque una volta instaurato il contraddittorio l’Amministrazione può:
- ritirare l’atto accogliendo le osservazioni del contribuente;
- confermare l’atto
- modificare l’atto tenendo in considerazione i rilievi del contribuente.
Troviamo dei casi che sono delle eccezioni, ovvero atti per i quali non è previsto il diritto al contraddittorio preventivo. Gli atti sono divisi in tre macro-categorie:
- atti automatizzati
- atti di pronta liquidazione
- Atti di controllo formale delle dichiarazioni
Inoltre troviamo anche dei controlli formali che possono essere considerati di seconda istanza e che non sono applicati a tutte le dichiarazioni. Non sono sottoposti a controllo preventivo gli:
- atti di intimazione e quelli emessi in seguito a decadenza dal piano di rateizzazione poiché in tal caso non vi sono più dubbi sul fatto che gli importi siano dovuti
- atti di accertamento per omesso, insufficiente o ritardo nel versamento dei tributi e irrogazione delle relative sanzioni
- accertamenti catastali e avvisi di liquidazione per l’iscrizione e la cancellazione delle annotazioni di riserva alle intestazioni catastali
Questo è tutto quello che devi sapere in merito, ma per ulteriori dettagli e delucidazioni sul caso puoi rivolgerti ai rispettivi canali telematici o agli uffici di competenza a te più vicini.