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Finanziamenti climatici: al via alla rivoluzione, ecco cosa succederà tra pochissimo

Cambiamento e finanziamento climatico entro il 20235. cambierà tutto, la rivoluzione in corso lascia tutti senza parole

I leader mondiali discutono di fondi, obiettivi e della volontà dei donatori. In questo contesto, il ministro dell’Ambiente e della sicurezza energetica italiano, Gilberto Pichetto, esprime le sue opinioni e preoccupazioni. In particolare si parla dell’entità del fondo destinato agli aiuti climatici e dell’importanza di definire canoni chiari e condivisi per un’azione efficace. Scopriamo insieme i dettagli e le dinamiche di questa importante conferenza internazionale.

Nel cuore dei negoziati è emersa una domanda cruciale: quanto denaro sarà realmente necessario per affrontare i cambiamenti climatici entro il 2035? Pichetto ha sollevato il tema del “numero globale” vs. “cifra annuale” come un punto di discussione centrale. Il ministro ha sottolineato che la sua preferenza va per un approccio che consideri un numero globale, in grado di abbracciare la variabilità degli interventi da parte di diversi stati nel tempo. Questo perché la visita ai fondi climatici non è come un piccolo acquisto; è qualcosa che ha un impatto a lungo termine per l’umanità.

In tal senso si pensa a una possibile estensione dell’azione del fondo dal 2026 al 2035. Un arco di tempo ampio che potrebbe permettere un’evoluzione dei contributi nel tempo. Eppure, la questione rimane complessa soprattutto per via delle variabili in campo. Pichetto ha evidenziato che il concetto di “volontarietà” sarà obbligatoriamente centrale, depurando il discorso da aspettative eccessive verso paesi e istituzioni su cui non c’è un vincolo esplicito. Questo aspetto potrebbe influenzare i singoli contributi degli stati, specialmente in considerazione di realtà come la Cina, che gioca un ruolo informativo ma sfuggente.

Questione dei donatori: volontà e impegni reali

I relatori della COP29 si trovano a navigare tra aspirazioni e realtà quando si parla di donazioni e impegni finanziari. Pichetto ha espresso preoccupazione su come i paesi negli ultimi anni sono intervenuti per sostenere questa causa, ma non necessariamente sono inclini a contribuire secondo le modalità richieste. Si legge un sottotono di incertezza, quando il Ministro parla dell’approccio che deve essere più inclusivo e deve rilevare il sudore di tanti paesi desiderosi di farsi carico delle loro responsabilità, ma che necessitano di un supporto concreto.

La discussione su come conteggiare gli interventi delle banche di sviluppo si intreccia con il tema del capitale a disposizione. Pichetto ha sottolineato che l’impegno delle istituzioni finanziarie deve trovare posto all’interno di un sistema che non penalizzi nessuno, ma che, al contrario, incoraggi nuovi e potenziali donatori. C’è qualcosa di critico da considerare: il contesto economico mondiale è in continua evoluzione e questo potrebbe favorire l’ingresso di nuovi attori nella danza dei finanziamenti.

cambiamento climatico e finanziario
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Un negoziato che cambia e prospettive futura

Il negoziato sulla questione si presenta come un cantiere aperto, un lavoro in corso che potrebbe avere sviluppi significativi a stretto giro. Ogni giorno nuovo porta nuove chiavi di lettura per fare delle deliberazioni più trasparenti e sostenibili. “Vedremo come si svilupperà”, ha detto Pichetto con un certo ottimismo misto a prudenza. La COP29 di Baku rappresenta un’occasione irrepetibile per compiere passi avanti, eppure la strada per il raggiungimento degli obiettivi fissati non sarà priva di ostacoli.

Mentre i negoziati si intensificano, ci si aspetta che emerga un quadro più chiaro, e che si definiscano con chiarezza le azioni per affrontare la crisi climatica. Ad ogni modo, il dibattito attuale sembra già indicare che l’arte della diplomazia climatica richiederà *creatività, impegno e anche un pizzico di irriverenza da parte di tutte le *nazioni coinvolte.

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