La Corte dei Conti suggerisce al Governo di stabilire un’età pensionabile uguale per tutti i lavoratori mentre approva gli interventi della Manovra 2024.
La Legge di Bilancio 2024 apporta modifiche alle pensioni anticipate che piacciono alla Corte dei Conti. Nel contempo, però, si auspica un traguardo forse irraggiungibile.
Cosa accadrà nel 2024 al sistema previdenziale italiano? La Manovra ha confermato le tre misure in scadenza al 31 dicembre 2023. Opzione Donna ci sarà ancora per le lavoratrici anche se il pensionamento verrà probabilmente concesso a 61 anni se non si hanno figli, a 60 anni con un figlio e a 59 anni con due figli o più.
Proroga anche per l’APE Sociale ma con un aumento del requisito anagrafico. Si potrà andare in pensione a 63 anni e cinque mesi. Quota 103 ci sarà ma con modifiche che rendono la misura ancora più svantaggiosa. Le finestre di decorrenza si allungheranno e verrà introdotto il sistema di calcolo contributivo per tutti, anche per chi ha accumulato contributi prima del 1° gennaio 1995.
Gli interventi sono stati valutati positivamente dalla Corte dei Conti tranne in un caso. Parliamo della pensione contributiva, quella che si rivolge a chi ha iniziato a lavorare dopo il 1995 e permette di lasciare il lavoro a 64 anni di età. Ad oggi bastano 20 anni di contributi e un assegno pari o superiore al 2,8% per il pensionamento. Nel 2024 non sarà più così eppure le modifiche sono troppo poco stringenti per la Corte dei Conti.
Pensiona anticipata contributiva, i paletti ci sono ma è troppo conveniente
La pensione anticipata contributiva si rivolge ai contributivi puri, coloro che hanno iniziato a versare i contributi dal 1° gennaio 1996.
Possono andare in pensione a 64 anni di età e con 20 anni di contributi a condizione che l’importo della pensione sia superiore o pari a 2,8 volte il trattamento minimo. Parliamo di un assegno di minimo 1.409,156 euro. Una cifra che tanti lavoratori hanno difficoltà a raggiungere già adesso ma che diventerà ancora più complicato nel 2024. La Manovra, infatti, alza il limite minimo a 3,3 volte l’assegno minimo ossia a 1.660,791 euro (o anche di più considerando che l’attuale importo della pensione minima 503,27 euro dovrebbe diventare più alto).
Negli anni a venire sarà sempre più alto il numero dei pensionamenti di chi ha iniziato a lavorare dopo il 1996 e rientra nel calcolo contributivo. Significa che diminuirà lo scarto con il requisito di uscita a 67 anni di chi ha iniziato a lavorare anche un solo anno prima. La domanda è se sarebbe conveniente puntare ad un’età comune – 67 anni per esempio – con correzioni di trattamento.