Molti genitori donano casa ai propri figli con riserva di usufrutto: ecco tutto quello che c’è da sapere su questa pratica.
Sono tanti i genitori italiani che decidono di donare casa ai propri figli con riserva di usufrutto. Si tratta di un contratto molto versatile che può essere usato in diverse occasioni e, tra queste, per consentire ai genitori di trasferire la proprietà di un immobile ai propri figli o altri eredi.
Con questo contratto chi vende casa mantiene il diritto di usufrutto, e quindi di continuare ad abitare nell’immobile. È un modo per garantire ai propri figli o altri eredi la proprietà di un immobile, senza però privarsi della possibilità di viverlo. Inoltre è una soluzione vantaggiosa dal punto di vista fiscale perché consente di ridurre il valore dell’immobile da donare.
L’atto di donazione con riserva di usufrutto deve essere redatto per atto pubblico da un notaio. L’atto deve contenere: le generalità del donante e del donatario; la descrizione dell’immobile oggetto della donazione; la dichiarazione del donante di riservarsi l’usufrutto;
la durata dell’usufrutto; l’indicazione delle spese che devono essere sostenute dall’usufruttuario e dal nudo proprietario.
L’atto di donazione deve poi essere registrato all’Agenzia delle Entrate entro 20 giorni dalla sua stipula. Per quanto riguarda invece i costi sono quelli previsti per la donazione pura e semplice, a cui si aggiungono i costi notarili per la redazione dell’atto. I costi notarili variano a seconda del valore dell’immobile e della complessità dell’atto.
Questo tipo di atto di vendita porta con sé sia dei vantaggi che degli svantaggi. Per quanto riguarda i vantaggi, come detto, questo contratto consente al donante di continuare a vivere nell’immobile donato. Il donatario acquisisce acquisisce la proprietà dell’immobile in futuro, senza dover pagare le imposte di successione. Il donatario, ancora, ottiene un immediato vantaggio economico, pagando al donante un prezzo inferiore al valore dell’immobile.
Per quanto riguarda invece gli svantaggi, il donante perde la piena proprietà dell’immobile, anche se rimane l’usufruttuario. Il donatario, invece, deve rispettare il diritto di usufrutto del donante: ad esempio, non può vendere o affittare l’immobile senza il consenso del donante. Il nudo proprietario deve sostenere le spese di manutenzione straordinaria del bene, nonché le spese condominiali non comprese tra le spese di manutenzione ordinaria. Il nudo proprietario deve anche sostenere le imposte sul bene, ma solo dopo la scadenza dell’usufrutto.
La donazione con riserva di usufrutto è quindi una soluzione che può essere vantaggiosa sia per il donante che per il donatario. È importante valutare attentamente i vantaggi e gli svantaggi di questa soluzione prima di procedere alla donazione.
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