Disoccupazione, esiste un modo per ottenerla lavorando pochi giorni

Il modo per ottenere la disoccupazione lavorando pochi giorni, comprendere i requisiti, le opzioni disponibili e le soluzioni migliori.

La disoccupazione rappresenta un ostacolo per molti individui che desiderano lavorare e contribuire alla società. Tuttavia, esiste un modo per ottenere questa prestazione anche lavorando pochi giorni al mese. Questa soluzione, nota come disoccupazione parziale o cassa integrazione guadagni, è un’opzione che può essere utilizzata dalle aziende che hanno bisogno di ridurre la propria forza lavoro senza dover licenziare i propri dipendenti. In questo post, esploreremo i dettagli di questo regime e la sua applicazione pratica per coloro che cercano di ottenere una prestazione di disoccupazione lavorando solo pochi giorni a settimana.

Lavorare pochi giorni e ottenere la disoccupazione, come fare?

Come raccogliere il reddito di disoccupazione lavorando solo per un breve periodo. Per essere idoneo per l’indennità Naspi, devi aver lavorato per almeno 13 settimane negli ultimi quattro anni, consentendoti di accumulare un assegno mensile che quest’anno non può superare i 1.470,99 euro. Tuttavia, c’è un metodo più rapido e facile per ottenere l’indennità di disoccupazione, ed è possibile anche ottenere un pagamento più alto: lavorare all’estero per un breve periodo e poi tornare in Italia.

Questo “segreto” sta diventando popolare tra i giovani, in particolare su piattaforme come Telegram e Facebook, dove sono disponibili guide su come ottenere l’indennità di disoccupazione in pochi semplici passaggi.

Un gruppo di disoccupati in attesa di colloquio
Foto | dusanpetkovic @Canva – lamiapartitaiva.it

È importante notare che non c’è nulla di illegale in questo. Infatti, è previsto dalla legge n. 402 del 25 luglio 1975, che stabilisce le regole per il diritto e il calcolo dell’indennità di disoccupazione per i lavoratori che ritornano in patria.

Dalle informazioni ricavate dal sito web dell’Inps, che permette anche di presentare la domanda, possiamo chiarire le incertezze restanti su questo specifico “beneficio”. Più nello specifico, l’Istituto conferma che l’ammortizzatore sociale per lavoratori che ritornano in Italia dopo un periodo di lavoro all’estero è un beneficio economico calcolato in base ai salari convenzionali (definiti da decreti ministeriali annuali). Questo privilegio è destinato ai cittadini italiani che hanno avuto un impiego all’estero (in Paesi membri ed extra membri, con o senza accordi) e sono diventati disoccupati a seguito di un licenziamento o del mancato rinnovamento di un contratto di lavoro stagionale.

Condizioni

Per poter ricevere l’indennità, è necessario rispettare alcune condizioni:

– Il ritorno in Italia dovrebbe avvenire entro 180 giorni dopo la fine del rapporto lavorativo;
– entro 30 giorni dal rientro è necessario presentare la Dichiarazione di immediata disponibilità al lavoro (Did).

E riguardo alla durata del contratto lavorativo?

Come precedentemente accennato, in Italia, deve durare almeno 13 settimane. Tuttavia, in questo contesto, il periodo richiesto è molto più breve (ma solo per la prima domanda). In particolare, quando l’indennità di disoccupazione viene richiesta per la prima volta, non importa quanto a lungo si è lavorato. Per richieste successive, è necessario un periodo di lavoro di almeno 12 mesi, includendo almeno 7 mesi lavorati all’estero.

Pertanto, anche un breve contratto di pochi giorni o settimane è sufficiente per beneficiare dell’indennità di disoccupazione per la prima volta, come spesso si legge sui social network.

L’ammontare dell’indennità corrisponde al 30% del salario convenzionale dell’anno di riferimento come stabilito dai relativi decreti ministeriali. In merito a questo, è disponibile una tabella che mostra i valori per il 2023, che differiscono in base al settore e alla posizione.

Il beneficio inizia nel giorno del ritorno in patria se la persona disoccupata ha segnalato la sua disponibilità a lavorare entro una settimana; altrimenti, inizia nel giorno in cui viene firmata la Did. Il periodo massimo di durata è di 180 giorni.

Per presentare una domanda di disoccupazione per rimpatriati è importante avere pronti tutti i documenti necessari. Se hai lavorato in un paese straniero che segue le norme comunitarie, dovrai allegare il documento portatile U1, che elenca i tuoi periodi di assicurazione, la data e il motivo del tuo termine di impiego, e la tua posizione lavorativa. In aggiunta, è necessario fornire tutti i documenti che dimostrano il tuo lavoro all’estero.

Se, al contrario, hai lavorato in un paese straniero non convenzionato, dovrai presentare una dichiarazione specifica che mostra che sei stato licenziato o che il tuo contratto non è stato rinnovato. Questa dichiarazione deve essere rilasciata dal tuo datore di lavoro straniero o dall’autorità consolare competente.

Una volta raccolti tutti i documenti necessari, dovrai inviare la tua domanda all’Inps online utilizzando il servizio specifico disponibile nella sezione MyInps (clicca qui), o chiamando il numero verde o contattando un intermediario autorizzato (caf o patronato).

NASpI, cos’è e come viene calcolata

La Nuova Assicurazione Sociale per l’Impiego, meglio conosciuta come NASpI, è un sussidio per i lavoratori che hanno perso il loro impiego senza alcuna colpa. Questa indennità è stata istituita dall’INPS tramite il Decreto Legislativo n. 22 del 4 Marzo 2015, ed è un beneficio che inizia dall’ottavo giorno di disoccupazione.

La NASpI viene pagata su base mensile, e l’importo dell’indennità varia a seconda delle condizioni particolari del lavoratore. In specifico, queste condizioni includono la retribuzione media al mese e le settimane di contributi versate nell’arco degli ultimi 4 anni. Questo importo ha un limite massimo il quale viene determinato annualmente dall’INPS.

La NASpI, l’indennità di disoccupazione recentemente introdotta, è destinata a tutti i lavoratori subordinati che hanno perso il loro posto di lavoro involontariamente – compresi coloro che si sono dimessi per motivi validi e in alcuni casi dopo aver rescisso consensualmente il contratto – a patto che abbiano pagato contributi previdenziali per almeno 13 settimane nei quattro anni prima dell’inizio del periodo di disoccupazione.

Questi sono fondamentalmente i criteri necessari per avere accesso alla NASpI, un aiuto che viene concesso mensilmente a partire dall’ottavo giorno successivo alla fine del rapporto di lavoro per un periodo che equivale alla metà delle settimane di contributi validi nel periodo di riferimento.

Ci sono due restrizioni da tenere in considerazione: la NASpI può essere concessa al massimo per 24 mesi e i periodi di contributo già utilizzati per altri benefici di disoccupazione negli anni precedenti non possono essere presi in considerazione nel calcolo della nuova NASpI.

NASpI 2023: importo massimo e retribuzione di riferimento

Il valore della NASpI viene determinato ogni anno sulla base della variazione dell’indice ISTAT dei prezzi al consumo per le famiglie e viene annunciato annualmente dall’INPS attraverso una circolare specifica, che stabilisce l’importo massimo dell’indennità e la retribuzione di riferimento.

Per il 2023, secondo il comunicato INPS 14 del 3 febbraio, l’importo massimo dell’indennità di disoccupazione NASpI è di 1.470,99 euro, mentre “la retribuzione usata come riferimento per il calcolo delle indennità di disoccupazione NASpI” è di 1.352,19 euro.

La soglia di 1.352,19 euro è fondamentale per il calcolo della NASpI 2023, in quanto la formula per determinare l’importo dipende anche da come si posiziona il salario medio mensile del lavoratore rispetto al salario di riferimento.

Le modifiche del 2023 per la riduzione NASpI

Dall’implementazione della NASpI, un meccanismo di riduzione ha determinato una riduzione progressiva dell’importo calcolato sulla base dei contributi del lavoratore, diminuendo la somma del 3% ogni mese.

A partire dal primo giorno del 2022, la riduzione NASpI non avrà più inizio dal quarto mese di disoccupazione, ma dal sesto. Tra i cambiamenti più rilevanti stabiliti dalla Legge di Bilancio 2022, oltre all’abolizione del requisito di 30 giorni lavorativi nel periodo di riferimento, ci sono nuove tempistiche per la riduzione del trattamento:

– dal sesto mese per i lavoratori sotto i 55 anni
– dall’ottavo mese, per i lavoratori di 55 anni o più

Per i casi di terminazione involontaria del rapporto di lavoro antecedenti al 31 dicembre 2021, la somma NASpI diminuisce del 3% ogni mese a partire dal primo giorno del quarto mese di fruizione, come stabilito dalla precedente legislazione.

 

Gestione cookie