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Dichiarazione precompilata anche per le partite iva: come funziona, gli errori da non commettere

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Enrico DS

Il calendario fiscale 2024 prevede importanti novità anche per le partite iva, a partire dalla dichiarazione dei redditi. Ecco tutto quel che c’è da sapere.   

Il 2024 è ormai avviato e la maggior parte degli italiani è tornata alla solita routine fatta di lavoro e incombenze varie, comprese quelle fiscali. Ma c’è una categoria di lavoratori in particolare per la quale il nuovo anno riserva importanti novità. La platea della dichiarazione dei redditi precompilata, infatti, è stata estesa alle persone fisiche con partita Iva: a conti fatti, si tratta di oltre 2 milioni di contribuenti.

Per chi accetterà la precompilata, non scatteranno i controlli formali. Ma non sempre conviene aderire a questa opzione. -(Lamiapartitaiva.it)

La “sperimentazione” prende il via proprio da quest’anno, e l’impatto della novità sarà soprattutto riferito agli oneri detraibili e deducibili già caricati dal Fisco. Per chi accetterà la precompilata, non scatteranno i controlli formali. Il punto è: conviene aderire a questa opzione? Dipende. Vediamo tutte le variabili da considerare.

La Dichiarazione precompilata per partite Iva dalla A alla Z

Partiamo dai forfettari. Questa tipologia di contribuenti ha solo ricavi o compensi generati dalla propria partita Iva, per cui la novità potrebbe non avere nel loro caso grande appeal, non potendo riportare detrazioni o deduzioni. Se però, oltre alla partita Iva in flat tax, si percepisce anche un reddito da lavoro dipendente o uno da pensione, la musica cambia.

Tra le novità anche la scadenza dell’invio delle dichiarazioni dei redditi, che viene unificata al 30 settembre. -(Lamiapartitaiva.it)

Il decreto Adempimenti punta molto sulla semplificazione: da qui la pausa di agosto e dicembre negli invii di lettere di compliance e avvisi bonari per controlli automatizzati e formali delle dichiarazioni. Non solo: la scadenza dell’invio delle dichiarazioni dei redditi viene unificata al 30 settembre. Perché allora i sindacati dei commercialisti non si mostrano convinti della riforma?

In un evento organizzato da sigle Adc, Anc, Andoc, Fiddoc e Unico, sono state messe a fuoco diverse criticità: “Se da una parte le scadenze legate alle esigenze dell’amministrazione finanziaria restano invariate – si sottolinea in una nota congiunta – ulteriori attività gravano invece sul già pesante carico di lavoro in capo ai commercialisti e ai loro studi“. Un monito prontamente raccolto dal politica, con Antonio Misiani (Pd) che chiede al governo di ascoltare le critiche e le proposte dei commercialisti, mentre Mario Turco (M5S) punta l’indice contro un “nuovo calendario fiscale che risulta a dir poco insostenibile per professionisti e imprese“.

Enrico DS

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