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Debiti, cancellati velocemente, la regola che (forse) non sapevi

Published by
Ilaria Macchi

Cancellare i debiti potrebbe non essere così impossibile, c’è una regola da seguire che potrebbe essere provvidenziale per molti, ecco in cosa consiste.

Le spese che molti di noi si trovano a dover sostenere possono essere davvero tante, da quanto previsto per la spesa al supermercato alle bollette, ma senza dimenticare mutuo o affitto, che possono incidere sul bilancio tante famiglie. Alla lunga, specie se non si ha un lavoro fisso, non è così insolito accumulare debiti, circostanza che non piace certamente a nessuno e che può generare non poche preoccupazioni, al punto tale da rendere difficile riuscire a dormire la notte per il timore di non riuscire a saldare quanto previsto.

Avere debiti non può che gnerare grande preoccupazione – Foto | Lamiapartiaiva.it

In casi simili non è così insolito, e non dovrebbe essere motivo di vergogna, chiedere aiuto alla banca, che può concedere un prestito, nonostante i controlli siano diventati più rigorosi rispetto al passato per avere parere favorevole. In realtà, anche se molti non lo sanno, c’è una soluzione da adottare a chi si trova in questa situazione che può risultare provvidenziale.

Cancellare i debiti non è impossibile

I debiti, piccoli o grandi che siano, possono generare non poca ansia, anzi sono proprio le persone che non hanno mai vissuto questa situazione in precedenza ad essere più preoccupati all’idea di non riuscire a saldare tutto l’importo. Anche chi contrae un prestito, infatti, potrebbe andare incontro a una spesa imprevista che potrebbe complicare i piani.

La situazione non è diversa per chi riceve una o più cartelle esattoriali, che finiscono per essere considerate quasi come una spada di Damocle da parte degli utenti che si ritrovano la lettera tra le mani. In genere si tende a pensare che si possa evitare di versare quanto dovuto solo quando scatta la prescrizione, che non è comunque automatica, per questo in tutto quel lasso di tempo ci si ritroverà a ricevere una serie di solleciti tutt’altro che piacevoli.

Se ci si trova in un caso simile è bene sapere come ci sia una situazione specifica che può rivelarsi un salvagente, a maggior ragione se si sta affrontando una fase difficile sul piano economico. Si tratta della norma relativa al silenzio-assenso, introdotta dalla legge 228 del 24 dicembre 2012, fase in cui in tanti lamentavano di essere alle prese con quelle che sono state poi definite “cartelle pazze”, ovvero una serie di richieste di pagamento non del sempre legittime.

Ricevere artelle esattoriali può gettare nella disperazione – Foto | Lamiapartitaiva.it

La norma ha così stabilito come ci si debba comportare, così da tutelare i contribuenti. Secondo il provvedimento, le cartelle esattoriali sono sospese se chi ha i debiti presenta un’istanza con la richiesta di sospensione della riscossione. È necessario indicare che ha spinto a fare questa scelta, con la relativa documentazione a supporto.

In un primo momento la domanda era sufficiente per raggiungere l’obiettivo, ora invece non scatta la sospensione, ma comunque l’annullamento delle cartelle esattoriali.

Come funziona la regola

È bene comunque capire meglio come funzioni la regola del silenzio assenso, che può portare all’annullamento dei debiti, così da evitare problemi. La presentazione dell’istanza deve avvenire entro massimo 60 giorni dalla notifica dell’atto. L’agente di riscossione avrà poi il compito di trasmetterlo all’ente creditore entro 10 giorni, fatto questo si dovranno considerare altri 220 giorni affinché arrivi la risposta.

La missiva che sarà inviata all’utente permetterà così di capire se la propria istanza sia stata accettata o se dovrà riprendere l’attività di riscossione.

“L’annullamento non si verifica nei casi di sospensione giudiziale o amministrativa o di sentenza non definitiva di annullamento del credito”, secondo quanto indicato nel provvedimento. Inserire delle tempistiche ben precise per ottenere l’annullaento rappresenta una mossa che vuole essere innanzitutto a tutela dei cittadini, che può esserci anche se le motivazioni indicate nell’appello siano risultate errate.

Ilaria Macchi

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