Dazi sulle auto elettriche, ecco cosa cambia nel 2025: i dettagli e le curiosità della vicenda e su come influenzano i prezzi
Tanti cambiamenti sono all’orizzonte per il mercato delle auto elettriche in Europa. Con l’entrata in vigore dei dazi doganali imposti dall’Unione Europea sulle vetture elettriche cinesi a partire dal 31 ottobre, il panorama dell’auto elettrica potrebbe subire significative trasformazioni. Sebbene si preveda un impatto iniziale sulle vendite dei modelli provenienti dalla Repubblica Popolare Cinese, i produttori, in particolare i giganti del settore, sembrano avere dei margini di manovra che potrebbero limitare i danni. In questo contesto, diventa fondamentale comprendere le motivazioni dietro queste misure e le loro potenziali repercussioni.
Dazi doganali: un’arma contro la concorrenza sleale
Dopo un’attenta analisi, la Commissione Europea ha confermato, come dichiarato lo scorso 13 settembre dalla presidente Ursula Von der Leyen, che il settore dei veicoli elettrici a batteria in Cina beneficia di sovvenzioni sleali, creando così difficoltà ai produttori europei. Con l’implementazione dei dazi, gli obiettivi sono chiari: tutelare il mercato europeo e garantire che i veicoli prodotti in UE rimangano competitivi. Il Regolamento di attuazione dei dazi sottolinea come l’industria dell’Unione possa essere gravemente danneggiata da una concorrenza sleale e imminente.
L’entrata di questi dazi è quindi un tentativo di livellare il terreno di gioco. Se consideriamo i prezzi, risulta lampante il divario tra i veicoli cinesi e quelli europei. Ad esempio, la Byd Atto 3, una delle auto cinesi più vendute, ha un prezzo base in Cina di circa 15.358 euro, mentre in Germania il costo supera i 31.924 euro. Un altro esempio è il Polestar 4 di Geely, che ha un prezzo di partenza di 38.331 euro in Cina ma arriva a 53.109 euro in Germania. Queste enormi differenze di prezzo offrono ai produttori cinesi la possibilità di avere margini di profitto notevoli, ed è probabile che questo fenomeno favorisca ancora di più la loro crescita sul mercato europeo.
Il mercato europeo: una miniera d’oro per i veicoli elettrici
È indubbio che il mercato europeo stia diventando sempre più interessante per le auto elettriche cinesi. Infatti, la quota di mercato dei marchi cinesi e di quelli europei operati da aziende cinesi dovrebbe raggiungere l’11% nel 2024, con previsioni che indicano un incremento fino al 20% entro il 2027. Da un misero 2% nel 2020, rappresenta un cambiamento considerevole nel panorama delle immatricolazioni, sorprendendo gli investitori e gli esperti del settore.
Uno dei motivi principali per cui i produttori cinesi puntano all’Europa è la decisione della Commissione di rendere obbligatorio, entro il 2035, il passaggio a veicoli completamente elettrici. I dazi europei, che prima erano fissati al 10%, risultavano già i più bassi rispetto ad altri mercati come quello americano, turco e brasiliano. Così, con il calo dei prezzi dei BEV in Cina che si attesta tra il 5% e il 12%, molti modelli di auto a energia elettrica cinesi si presentano come un’opzione molto competitiva per i consumatori europei.
Il risultato è che oltre un terzo delle auto elettriche prodotte in Cina approda ai mercati europei. Dalla produzione che era sotto il milione di veicoli nel 2020, oggi si è quasi raggiunta la cifra di sei milioni, segnando un incremento del 489%. Questo enorme salto quantitativo è ciò che ha spinto le autorità europee ad intervenire, adottando misure come i nuovi dazi per proteggere l’industria auto locale.
Struttura dei nuovi dazi: cosa cambia per i produttori cinesi
La Commissione europea ha emesso una nuova serie di dazi compensativi da adottare per un periodo di cinque anni, a partire dal primo novembre. Queste misure, che di fatto non vengono applicate retroattivamente, colpiranno tutte le automobili elettriche fabbricate in Cina, inclusi i modelli realizzati anche da produttori occidentali. È importante notare che le auto ibride non saranno soggette a questi dazi.
Le aliquote previste sono differenziate, riguardando alcuni marchi in particolare:
- Byd: 17,0%
- Geely: 18,8%
- Saic: 35,3%
Le nuove regole potrebbero non intimidire troppo i colossi cinesi come Saic, dato che i margini di profitto su cui operano rimangono ancora significativi. Di conseguenza, gli effetti potrebbero non essere quelli temuti sul lungo termine. Le aziende cinesi si stanno preparando per affrontare questa nuova sfida e continuano a guardare verso il mercato europeo con ottimismo, nonostante i nuovi ostacoli normativi. La battaglia per il mercato dei veicoli elettrici in Europa è solo all’inizio, ma le ripercussioni già si fanno sentire. Aspettatevi di vedere evoluzioni continue mentre questo nuovo scenario si sviluppa.